Smascherare l’ego e i suoi giochi

Smascherare l’ego e i suoi giochi

Smascherare l’ego e i suoi giochi Roberto ci racconta la sua esperienza con l’ego! L’esperienza di Roberto è un’esperienza molto forte. Attraverso il suo racconto, ci spiega come è arrivato a smascherare l’ego e i suoi giochi. L’ego è sempre in agguato, pronto a difendersi e a difendere ciò che vede come un pericolo. Cosa possiamo fare? Ciò che ci può salvare, secondo Roberto, è partire dall’auto-osservazione: quando sentiamo dentro di noi di aver ragione, quando vogliamo difendere le nostre ragioni a tutti i costi, quello è il momento di iniziare a lavorare su di noi, perché siamo nell’ego. Calandoci nelle nostre emozioni e nella nostra sofferenza, possiamo renderci consapevoli di tutti i giochi dell’ego. Per smascherare l’ego e i suoi giochi, occorre imparare anche a prendersi la responsabilità e sostituirla al concetto di colpa, che altro non è un ennesimo gioco dell’ego. Grazie a Roberto per la sua condivisione.
Convinzioni e programmazione inconscia

Convinzioni e programmazione inconscia

Convinzioni e programmazione inconscia Possiamo cambiare le nostre convinzioni? In che modo l’inconscio determina le nostre convinzioni? Ed in che modo possiamo agire sulla programmazione inconscia per intervenire sulle convinzioni? Cosa vuol dire aiutare gli altri? Aiutare gli altri significa dare nuove possibilità, aiutare ad ampliare la propria visione, senza però imporre il proprio punto di vista. Questo tipo di aiuto parte dall’ascolto, dal dialogo, dall’incoraggiamento e dal sostegno dell’altro. Quando siamo in una relazione d’aiuto possiamo agire sui filtri che vengono utilizzati, innanzitutto da noi stessi. I filtri più potenti sono il linguaggio e le convinzioni. Il linguaggio è un filtro perché descrive la realtà, anzi, potremmo dire che la costruisce. La maggior parte delle nostre esperienze sono inconsce e noi abbiamo la convinzione che la realtà creata sia vera. Molto spesso alla base delle nostre convinzioni c’è una programmazione inconscia. La storia che ci raccontiamo crea la nostra realtà. Per poterci orientare nella nostra realtà mettiamo delle etichette; ma quando diamo un’etichetta ci precludiamo di vedere l’intero e ci convinciamo di essere qualcosa o in un preciso modo in base alle etichette che abbiamo messo. La programmazione inconscia altro non è che la nostra realtà. Mettere le etichette significa creare delle convinzioni. Smontando le convinzioni si affronta la paura e la convinzione perde di valore nel tempo. Cambiare linguaggio vuol dire modificare la propria realtà. Il passo principale è riconoscere le nostre convinzioni per poterci lavorare, partendo dalla considerazione che i pensieri, ovvero le nostre convinzioni, si trasformano in parole, ovvero il linguaggio, che si traducono in azioni, comportamento, e le azioni diventano abitudini, che a loro volta diventano carattere e quindi il nostro destino. Si possono cambiare queste programmazioni inconsce? Si, cambiando il linguaggio oppure attraverso un’esperienza emotivo correttiva. Quindi si lavora sia sul linguaggio, sia sull’esperienza. L’unica persona illuminata è quella che offrendoti aiuto non crea dipendenza, Gesù non ha mai creato dipendenza, il Buddha non ha mai creato dipendenza. Aiutare davvero qualcuno significa sostenere e dialogare. Per quale fine? Per la libertà e l’autorealizzazione; quello è il fine dell’aiuto.
Convinzioni: come superare i pensieri limitanti

Convinzioni: come superare i pensieri limitanti

Convinzioni: come superare i pensieri limitanti Cosa sono le convinzioni? In che modo condizionano la nostra vita e le nostre relazioni? Le convinzioni, in breve, sono dei pensieri che, a seconda della connotazione che gli attribuiamo, possono essere potenzianti o limitanti. Le convinzioni limitanti sono quei pensieri che, quando attraversano la nostra mente, ci tolgono energia; sono pensieri come ‘ non valgo’, ‘non dare fastidio’, ‘non ce la farò’, ‘non durerà’, ‘non devo sbagliare’…sono pensieri molto forti e spesso ci condizionano al punto da impedirci la vita. Noi siamo guidati da queste convinzioni, siamo pilotati, siamo condizionati. Reggono finché le alimentiamo e noi tendiamo a confermarle, eliminando, in modo più o meno consapevole, ciò che la indebolisce. Le convinzioni ce le ritroviamo come eredità della nostra educazione. Impediscono l’azione. Ma se le rivoltiamo, cosa succede? Si trasformano in condizioni di possibilità. Sono più vere delle altre? Non è detto, ma ci aprono alla possibilità. Le convinzioni potenzianti sono i permessi che riusciamo a darci, andando oltre il giudizio verso noi stessi e verso le esperienze passate che ne hanno determinato l’insorgere. E’ fondamentale imparare a individuare e vedere quali sono le nostre convinzioni, perché queste limitano le nostre scelte di vita ad ogni livello. Facciamo attenzione perché le convinzioni ci deresponsabilizzano e ci portano a non agire: la realtà è molto meglio di qualsiasi sogno, ma richiede sforzo e spesso è da questo che noi fuggiamo. Quali sono le tue convinzioni limitanti? Quali pensieri ti bloccano nell’azione? Quali i permessi che ti aiutano ad andare oltre le convinzioni limitanti? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Scopri chi sei veramente oltre i tuoi pensieri

Scopri chi sei veramente oltre i tuoi pensieri

Scopri chi sei veramente oltre i tuoi pensieri Chi sei oltre i tuoi pensieri? Rivela la verità su te stesso. Chi sei veramente? Spesso abbiamo pensieri costanti e ricorrenti, nei quali ci identifichiamo e sui quali costruiamo la nostra storia. Fondamentale è riscoprire quello che noi siamo oltre la mente, oltre i nostri pensieri, capire che la mente è uno strumento e che ha due possibilità: uno è essere utilizzata da noi come un computer, ed è uno strumento meraviglioso. Spesso dobbiamo gestire pensieri automatici negativi, dobbiamo gestire i pensieri ossessivi. La mente è lo strumento migliore che abbiamo per certi fini, quando la utilizziamo consapevolmente. Scoprire chi sei veramente, rivelare la verità su te stesso, non può prescindere dalla gestione dei pensieri che è il limite più grande alla conoscenza di sé. Prendere consapevolezza di sé significa rendersi consapevoli dei pensieri automatici negativi e andare oltre questi. Inoltre, la seconda possibilità, è considerare che, è quando la mente inizia a usare noi e non viceversa che la cosa si complica. The work di Byron Katie, il lavoro, ci aiuta notevolmente in questo nostro compito. Byron Katie infatti mostra come andare oltre i pensieri ossessivi per rintracciare quella profonda consapevolezza di sé che rivela la verità su noi stesso, che ci fa riscoprire chi siamo veramente. La domanda è: vuoi davvero conoscerti? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Tu non sei i tuoi pensieri!

Tu non sei i tuoi pensieri!

Tu non sei i tuoi pensieri! Quante volte ci capita di avere dei pensieri costanti e ricorrenti? Quante volte rimaniamo fissati in questo tipo di pensieri? Che valore diamo ai nostri pensieri? I pensieri che ricorrono in noi diventano la nostra storia e noi crediamo alla nostra storia come a qualcosa di assolutamente vero. Ma non sempre è così! La nostra storia è frutto dei nostri pensieri. Possiamo, però, andare a fondo della nostra storia imparando ad indagare i nostri pensieri, andando oltre la mente, attraverso le domande del lavoro di Byron Katie. Possiamo partire nell’indagine dei nostri pensieri dalla storia che ci raccontiamo e porci queste domande: analizzando i pensieri ci chiediamo, in riferimento ad un pensiero alla volta: questo pensiero è vero? posso dire con assoluta certezza che è vero? cosa provo quando credo a quel pensiero? chi sarei senza questo pensiero? Indagando i pensieri attraverso queste domande del lavoro di Byron Katie impariamo a sentire la differenza tra la verità e i nostri pensieri e riusciamo a divenire consapevoli degli effetti dei nostri pensieri. Bisogna sempre portare l’attenzione a cosa sentiamo, perché ogni pensiero produce un cambio fisiologico e delle emozioni e delle sensazioni specifiche. Gradualmente impareremo a disidentificarci dai nostri pensieri e ad andare oltre la fiducia che accordiamo alla nostra mente. E tu, chi sei oltre i tuoi pensieri? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Proiezione: quali parti di me non vedo?

Proiezione: quali parti di me non vedo?

Proiezione: quali parti di me non vedo? Cosa è la proiezione? Quali sono le mie parti interne che non vedo, che non riesco a vedere? Come funziona il meccanismo della proiezione? Potenzialmente siamo l’infinito. Ma, poiché il concetto stesso di infinito è di difficile comprensione per noi essere umani, per capire chi siamo, abbiamo bisogno di definirci. E per farlo, molto spesso, ricorriamo inconsciamente, al meccanismo della proiezione: abbiamo bisogno di parametri di valutazione circoscritti e limitati per poterci definire, in quanto riusciamo a vedere di noi solo una piccolissima parte del nostro essere infinito. Ma che fine fanno gli altri pezzi? Vanno sugli altri. Attraverso il meccanismo della proiezione, sia positiva che negativa, li proiettiamo, appunto, sugli altri, come un qualcosa che a noi non appartiene. Con il lavoro di Byron Katie possiamo iniziare a renderci consapevoli delle nostre dinamiche proiettive e lavorare sulla proiezione. Su chi proiettiamo ciò che non vediamo in noi? Quando non vogliamo vedere quello che abbiamo dentro, sia le parti ‘belle’, quelle luminose, sia le parti più ‘cupe’, tendiamo a proiettarle sull’altro. La domanda che dobbiamo iniziare a porci è: quando attiviamo il meccanismo della proiezione? Pensate a quando siamo innamorati, in questa occasione proiettiamo sull’altro tutto ciò che di bello non riusciamo a vedere in noi. E quando, invece, proiettiamo le nostre parti più cupe? Quando accusiamo l’altro, quando ci arrabbiamo con l’altro, quando parliamo male dell’altro. Nel lavoro di Byron Katie impariamo a fare un lavoro diverso, che ci aiuta a renderci consapevoli della proiezione che mettiamo in atto e in che modo possiamo integrare anche le parti che pensiamo non ci appartengano. E tu, su chi proietti chi ciò che non vedi in te? Fammi sapere nei commenti, Antonio