Episodio 301- Chi decide per te? Come gestire i conflitti interni

Episodio 301- Chi decide per te? Come gestire i conflitti interni

Noi siamo fatti di parti e ogni parte ha uno specifico ruolo ed utilità. Un aspetto fondamentale è cercare di mediare tra queste parti in modo da gestire i conflitti interni e vivere in modo più sereno. È vano cercare relazioni pacifiche all’esterno se dentro di noi c’è guerra! I conflitti interni, infatti, si riflettono all’esterno ed è importante coltivare la pace interiore per poter vivere armoniosamente. La sofferenza non è qualcosa da eliminare, ma è un elemento naturale della vita che, se affrontato adeguatamente, può essere utile per la crescita personale. Cosa fare per gestire le difficoltà? Ci sono due strade: accettazione e adattamento ai dati di realtà, mantenendo la calma e la centratura. Innanzitutto è fondamentale riconoscere e gestire le proprie parti interne, affrontare la sofferenza come un’opportunità di crescita e mantenere un atteggiamento realistico e sereno di fronte alle difficoltà.
Episodio 300 – Un vero aiuto per il lutto

Episodio 300 – Un vero aiuto per il lutto

Insieme al Dr. Calvi Parisetti abbiamo parlato, in questa diretta, di quale può essere considerato un vero aiuto per il lutto. Fino a qualche anno fa gli approcci utilizzati sono stati pochi e spesso si sono rivelati inefficaci. Il Dr. Calvi Parisetti si occupa di ricerca psichica applicata: cosa possiamo fare con i risultati della ricerca psichica? In particolare questo ambito di ricerca è interessante per il lutto e dolore per la perdita e per chi ha paura della morte. Questo ha l’obiettivo di sviluppare un concetto e una nuova proposta terapeutica per la gestione del lutto. Quali sono i fatti? Innanzitutto abbiamo il bisogno di imparare a gestire il lutto. Fino a qualche tempo fa la terapia del lutto era dominata da due idee: Freud inventa il lavoro del lutto che ha come obiettivo arrivare al distacco dalla persona perduta e all’ attaccamento a nuove persone. Poi vi è stata la Kübler-Ross che ha parlato di 5 stadi di preparazione alla morte, i cosiddetti 5 stadi del lutto. Ma non c’è nessuna evidenza fattuale che queste teorie siano efficaci. Si sono dimostrate, piuttosto, inefficaci quando non dannose. Cosa fanno nella realtà le persone quando hanno una perdita? Non si distaccano da chi hanno perso, ma vi restano attaccati per la vita intera. Alcuni di essi hanno esperienze di contatto sensoriale, di comunicazione con la persona persa. Anzi recupera meglio proprio chi mantiene un legame con la persona persa. Quali sono i nuovi approcci alternativi e che si sono dimostrati efficaci nella gestione del lutto?
Episodio 299 – Svelare il sé inferiore: paura, orgoglio e volontà egoica

Episodio 299 – Svelare il sé inferiore: paura, orgoglio e volontà egoica

Svelare il sé inferiore: paura, orgoglio e volontà egoica Ci sono tre aspetti fondamentali del nostro sé inferiore: la paura, la volontà egoica e orgoglio. Dal Sentiero di Eva Pierrakos: lezione 30 (https://pathwork-ilsentiero.com/wp-co…) Cosa è il sé inferiore? È il sé cieco che agisce in base agli impulsi. Non tiene conto né delle conseguenze che le azioni possono avere su noi, nè sugli altri e neanche sul mondo esterno. La prima forza distruttiva è la paura: un essere umano se non avesse la paura utile come emozione di base morirebbe; ma spesso noi proviamo la paura come forza distruttiva e la proviamo quando questa contrasta la fiducia, la fede nella vita. Quando abbiamo paura ci aggrappiamo all’illusione di controllo. Lo facciamo attraverso due forze: la volontà egoica e l’orgoglio. Per controllare, quindi, alimentiamo la volontà egoica, questa forza cieca che ci spinge ad imporre il potere e la nostra soddisfazione personale sugli altri. La volontà egoica si appoggia sull’orgoglio, che è il sentimento di superiorità verso gli altri. Orgoglio e volontà egoica si alimentano a vicenda. Queste tre forze sono sempre presenti. Dobbiamo affrontare le paure nucleari perché altrimenti si attivano volontà egoica e orgoglio. E questo ci fa sentire sbagliati. In questo modo si attiva il nostro giudice interno. Queste tre forze sono la chiave della sopraffazione umana, sono le tre forze più distruttive. Per questo è fondamentale imparare a gestirle. Come si gestiscono? Innanzitutto, bisogna riconoscerle.
Episodio 298 – Come è fatto l’aldilà?

Episodio 298 – Come è fatto l’aldilà?

Se esiste un aldilà, come è fatto? Quando descriviamo l’aldilà lo facciamo attraverso il racconto di altri e queste descrizioni sono basate sulla testimonianza coerente e consistente (tutti dicono lo stesso genere di cose) che ci viene da tre gruppi di fonti diverse e indipendenti tra di loro. Le tre categorie sono: • Persone che riportano un’esperienza sul letto di morte prima del decesso. Queste persone hanno una visione nelle 36/24 ore prima del decesso dell’aldilà. Queste sono una momentanea visione di una realtà che non è quella terrena. • Esperienze di premorte: situazioni cliniche in cui non c’è la coscienza, le persone hanno un’esperienza comune tra individui molto diversi e formano ricordi molto lunghi e hanno percezioni veridiche dell’ambiente da un punto di vista esterno al corpo e mostrano cambiamenti nel comportamento, che si manifesta comune a chi passa attraverso quell’esperienza. Anche queste fonti possono essere considerati attendibili. • I morti, le personalità disincarnate, che continuano ad esistere dopo che il corpo ha smesso di esistere. Possiamo fidarci di queste fonti? Cosa possiamo “farcene” di queste informazioni? Ne abbiamo parlato nel video.
Episodio 297 – Che vita scegli?

Episodio 297 – Che vita scegli?

È possibile scegliere la propria vita? La vita è fatta di tante sfumature e, se da una parte c’è subire la vita e dall’altra c’è scegliere, in mezzo ci sono tantissime possibilità. Molto spesso noi sentiamo di subire la vita e viviamo giornate in cui ci sentiamo schiacciati dal fallimento. E ci sembra di cadere nella disperazione. Il modo in cui noi reagiamo ai fatti che accadono determina il modo in cui viviamo la nostra vita. Quindi il primo passo è partire dai fatti, dai dati di realtà Quando noi raccontiamo una storia i dati spesso vengono messi da parte e perdendo il contatto con essi cambia il nostro modo di vedere e quindi di vivere la vita. Infatti quando non viviamo con consapevolezza, la vita sembra imposta da un destino avverso, ma è solo scritta dal nostro inconscio, la parte di noi che ancora non conosciamo. La vita infatti comunque la scegliamo; la domanda da farsi è: chi sta scegliendo? Tu, in modo consapevole o la tua parte inconscia? Quando accresce in noi la consapevolezza cambia il modo in cui guardiamo alle cose che ci accadono. In che modo possiamo crescere in consapevolezza? Possiamo iniziare a meditare quotidianamente su alcuni argomenti ogni giorno per poter fare scelte diverse per la nostra vita.
Episodio 296 – Comunicazione senza giudizio: è possibile?

Episodio 296 – Comunicazione senza giudizio: è possibile?

Comunicazione senza giudizio: è possibile? Si può sempre dire tutto? In che modo la comunicazione va utilizzata? Come si può superare il giudizio degli altri? Spesso parliamo del giudizio dal punto di vista di chi è giudicato. Ma qual è il punto di vista di chi giudica? Oggi sembra andare molto di moda la frase “io dico tutto quello che penso”, ma questo implica una grande responsabilità e occorre farsi delle domande. Quando sentiamo la spinta a dire per forza qualcosa, possiamo chiederci: il mio pensiero è giusto? Cosa provoca nell’altro? L’altro è pronto a ricevere il mio pensiero? L’altro ha chiesto un mio pensiero o un giudizio? Le parole sono come un coltello affilato, quindi è necessario saperle usare. Occorre prestare attenzione a come diciamo le cose; non si tratta di mentire ma di maneggiare con cura la nostra comunicazione. La parola è un arma, è una forma di potere. Forse oggi il più grande potere che abbiamo è proprio nella parola, anche attraverso la comunicazione di massa. Quando noi comunichiamo ed esprimiamo un giudizio, di chi è la responsabilità? È di chi giudica o di chi reagisce al giudizio? Ma cosa è il giudizio? Non è dire ciò che si pensa, non ha niente a che vedere la verità. È uno strumento di una nostra parte egoica che non è adulta e vuole eliminare ciò che le ricorda le sue mancanze. Quando siamo pieni interiormente non abbiamo il tempo di giudicare. Il giudizio nasce da una sofferenza interiore. La domanda da farsi quando siamo di fronte al giudizio è: cosa mi spinge al giudizio? Qual è la sofferenza che c’è dietro? Cosa ci manca? Il giudizio è Mancanza di responsabilità nei confronti di ciò che non amiamo di noi stessi. Chiediamoci anche: quando giudichiamo come stiamo? L’energia delle nostre parole prima di arrivare agli altri resta intorno a noi e abita il nostro corpo fisico. Quando noi critichiamo, ci autodistruggiamo, ci facciamo del male da soli. Possiamo, inoltre, chiederci: quando diciamo qualcosa, perché la stiamo dicendo? Approfondiamo, in questo modo, lo scopo della nostra comunicazione.