Crescita personale e autostima: Impara, sogna, agisci?

Crescita personale e autostima: Impara, sogna, agisci?

Iniziamo alla grande il 2011 riprendendo il nostro affascinante percorso di crescita personale.  Il vecchio anno ha consegnato il testimone al nuovo, poniamo ora l’attenzione su tre aspetti specifici della nostra crescita personale in questo momento di passaggio: Che cosa ho imparato dal 2010 di utile per la mia crescita personale? Quali importanti e utili consapevolezze ho acquisito? Cosa voglio realizzare in questo nuovo anno? Cosa m’impegno concretamente a fare per realizzare i miei obiettivi?   Per la nostra crescita personale tre posizioni molto utili da cui guardare passato presente e futuro, tre esercizi di autostima veri e propri  sono: l’apprendimento dal passato  la focalizzazione sugli obiettivi per il futuro  l’azione concreta e mirata nel presente.   Il passato Riguardo all’apprendimento dal nostro passato 2010 sfatiamo il mito che col tempo si cresce e che l’esperienza è l’insieme dei fatti che ci accadono.Il tempo da solo non fa nulla e l’esperienza non è ciò che ci accade ma ciò che ne facciamo di ciò che accade. Se guardiamo al passato in termini di lamentela, rimpianto, attaccamento è veramente difficile apprendere e crescere. Elaborando invece le esperienze in termini di apprendimento positivo, utilità e consapevolezza possiamo farne tesoro e crescere. Delle buone domande sono: Cosa mi porto dal vecchio anno? Che cosa è cambiato dentro di me in positivo nel 2010? Cosa precisamente conosco meglio di me dopo quest’anno passato? Come posso investire bene le consapevolezze acquisite nel 2010?   Il futuro Ricordiamo che niente si realizza prima che sia stato un sogno. Sogniamo liberamente, lasciamoci andare, pre-vediamo il nostro 2011, ci aspettano altri 365 giorni di vita… diamogli una direzione! Adesso non pensiamo a “come” ottenere ciò che desideriamo, pensiamo ad avere un sogno lucido, una visione chiara, un vero e proprio film, con colori vividi, dialoghi, musiche di sottofondo e se vuoi anche effetti speciali.  Pre-vedere chiara-mente! Ormai lo sappiamo bene: se focalizziamo l’attenzione sul “cosa” desidero, sui miei obiettivi, la mia mente tenderà alla ricerca del “come” ottenerlo. Se non so dove andare, invece, nessuna strada sarà quella giusta. “Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare” Seneca. Domande utili: Cosa concretamente voglio raggiungere nel 2011? Come immagino e vedo precisamente i miei obiettivi? Come posso rendere ancora più chiara la visione dei miei obiettivi? Il presente Quando ho chiaro l’obiettivo tocca agire tenendo solo ben salda la rotta. Terzo aspetto fondamentale è, infatti, mettersi in una posizione di proattività rispetto alla propria vita: non subire l’ambiente, gli accadimenti, l’influenza delle persone ma modificare il proprio ambiente, produrre accadimenti, influenzare positivamente le persone. Pensieri, dubbi, paure, indecisioni hanno il potere di paralizzarci e di farci credere che è meglio non provarci. Fare una piccola cosa diversa ogni giorno, invece, la più piccola nella direzione dei tuoi obiettivi ha un potere immenso. Il cambiamento ha un effetto valanga, una volta avviato è inarrestabile tu devi solo lanciare la prima palla di neve. Fallo! Tutto con azioni concrete, però, non parole! Domanda quotidiana utile: Qual è la cosa più piccola e più semplice e diversa da ciò che faccio che oggi posso fare nella direzione dei miei obiettivi? Iniziamo alla grande quest’anno, continuiamo costanti nel nostro percorso di crescita personale, apprendendo, sognando e agendo nella direzione della vita che vogliamo. Se è la paura a bloccarti, la paura della delusione, la paura di scoprire che gli obiettivi non sempre si raggiungono, che i sogni a volte non si avverano… Ricorda che hai perfettamente ragione: “I sogni non sempre si realizzano. Ma non perché siano troppo grandi o impossibili. Perché noi smettiamo di crederci”.  (Martin Luther King) Splendido 2011 e tanta vera crescita personale a te!
Esercizio Autostima: 2011 obiettivi… da realizzare!

Esercizio Autostima: 2011 obiettivi… da realizzare!

Ti auguro un nuovo anno pieno di tutto ciò che più desideri! Chiudiamo questo 2010 con un bilancio delle esperienze e degli insegnamenti che il vecchio anno ha donato al nostro percorso di crescita personale. Un vero percorso di crescita personale, infatti, ha un grande vantaggio: ha un bilancio sempre positivo! Ogni esperienza è un dono quando ci mettiamo in una posizione di accettazione, ricerca e apprendimento.   Iniziamo alla grande dando una direzione precisa alla nostra crescita personale… guarda il video e investi un po’ del tuo tempo sull’esercizio che ti ho consigliato.   Spero di averti dato un utile spunto per poter iniziare il 2011 dicendoti:  Ricominicio da Me questo nuovo anno!!  AUGURI E BUONA VISIONE!!!  
Crescita personale e comunicazione circolare

Crescita personale e comunicazione circolare

Riprendiamo il nostro percorso di sviluppo personale con un regalo natalizio che spero sia di tuo gradimento: il seguente post, scritto dalla collega e amica Rosaria Foglia, farcito da una mia video lezione di circa 15 minuti sull’argomento della Comunicazione Interpersonale Sistemica.   Ti doniamo un gioco di squadra che speriamo possa davvero piacerti ed esserti utile: Rosaria spiega tecnicamente l’aspetto sistemico della comunicazione, io aggiungo solo qualche chiarimento e qualche esempio pratico che può essere utile. Buona lettura e buona visione!   Sebbene possa sembrare contro intuitivo, da un punto di vista scientifico la comunicazione non si riduce all’uso della parola e ha a che fare solo in parte con l’intenzione di esprimere questo o quel significato. La comunicazione è un passaggio di diversi tipi di informazioni. Da questo punto di vista, la comunicazione interpersonale è rappresentabile come passaggio d’informazioni da un soggetto all’altro non solo attraverso il linguaggio, ma anche con la postura, le reazioni del corpo e il comportamento. Ognuno di noi, dunque, comunica sempre, che lo vogliamo o no.   In sintesi, il nostro comportamento influenza quello degli altri e quello degli altri influenza il nostro. La comunicazione, cioè, è circolare e continua.   Una delle scoperte più importanti nel campo della comunicazione interpersonale è che: la comunicazione non avviene mai a senso unico.   Se A comunica qualcosa a B, B comunica qualcosa ad A. 
Il ritorno d’informazione da parte di B si chiama feedback.
Il feedback di B (detto anche “retroazione” in termini cibernetici) è considerato un effetto della comunicazione di A. Il feedback di B determina, a sua volta, un contro-feedback di A, e così via. In parole semplici: non esiste chi agisce e chi reagisce, tutti agiamo e reagiamo in un cerchio comunicativo continuo. Un gruppo di persone manifestano dunque sequenze comunicative di feedback e contro-feedback il cui risultato finale è rappresentabile come un sistema.   La teoria dei sistemi vede un gruppo di persone come un sistema che può essere in equilibrio dinamico (omeostasi) o in trasformazione (evoluzione), grazie ad un complesso gioco di azioni e retroazioni. Una famiglia in difficoltà, ad esempio, si sente intrappolata in una condizione di disagio da cui vorrebbe uscire, ma senza successo. Ciò è rappresentabile in termini di un sistema in cui ciascun membro agisce come un sensore che recepisce la comunicazione degli altri membri e restituisce un feedback che tende, suo malgrado, a riportare il sistema alla condizione iniziale. La scoperta di questo modo di vedere la comunicazione ha avuto, soprattutto negli anni ’70, un’influenza rivoluzionaria nell’interpretazione dei fenomeni di disagio. Si è compreso che nella esplorazione di un problema interpersonale è essenziale valutare l’intero circuito comunicativo. Molto spesso, delle situazioni apparentemente confuse diventano ben comprensibili in termini di feedback reciproci.   È particolarmente importante riconoscere alcune condizioni in cui le persone sembrano imprigionate in circoli viziosi di feedback reciproci senza fine: Se una persona è possessiva, l’altra può diventare insofferente incrementando ancora di più l’atteggiamento possessivo della prima. Se una persona è sospettosa, l’altra può essere sfuggente, alimentando in questo modo il sospetto. Intervenire in circostanze del genere, impone l’obbligo di non lasciarsi tentare dal prendere posizione a favore di un membro contro l’altro, di evitare di esprimere giudizi di valore di un comportamento a discapito dell’altro, e di considerare ogni problema interpersonale come la risultante di un circolo vizioso di cui i vari membri sono allo stesso tempo artefici e vittime.   Il piccolo Grande Team di Ricomincio da me ti augura delle feste ricche di serenità, benessere, pace, gioia, crescita personale, e di tutto ciò che tu più desideri. Augurissimissimi da Antonio Quaglietta, Massimo Carrozza, Antonella Di Mauro, Giovanna Cuoco, Alberto Aliastro, Sara Barone, Rosaria Foglia, Pasquale Puzio, Sara Carretta.    
Primo esercizio di autostima: valuta bene ciò che fai! (parte seconda)

Primo esercizio di autostima: valuta bene ciò che fai! (parte seconda)

Riprendiamo il nostro viaggio nello sviluppo personale. Continuiamo con i nostri esercizi di autostima, se non hai ancora letto il primo post su giudizio e autostima ti consiglio di farlo prima di continuare. Nel post precedente su esercizi di autostima, dicevamo che il giudizio è astratto, generale, riguarda noi come persona (es. “Io sono un fallimento.!”) e solitamente non ci permette di migliorare. Impariamo adesso il primo vero esercizio di autostima: iniziamo a darci dei feedback, delle valutazioni di ciò che facciamo.  Uno chef, uno sportivo, uno studente, un oratore, un imprenditore, un sacerdote o un genitore,qualsiasi persona eccellente in qualsiasi campo della vita, diventa  più bravo non con il passare del tempo ma con i feedback, le valutazioni che nel tempo gli permettono di “aggiustare il tiro”. Quando inizio, infatti, a darmi dei feedback concreti, determinati, specifici e misurabili sono spinto al miglioramento e all’azione. È esattamente questo il primo vero esercizio di autostima: prendersi la responsabilità di ciò che faccio, dei risultati che ottengo…dandomi la continua possibilità di migliorare. Se vedo che lui è più veloce di me posso allenarmi e riuscire a migliorare la velocità. Se noto che la pietanza che ho cucinato è salata e poco densa, so cosa fare esattamente la prossima volta (se dico che mia sorella la cucina meglio, no!) Se noto che lui sorride più di me quando siamo in comitiva, posso concentrarmi sul mio modo di fare e sorridere di più per ottenere risultati diversi. Detto in poche parole, quando mi do dei feedback costruttivi (concreti, circostanziati, specifici e misurabili) posso porre la mia attenzione sugli aggiustamenti da fare e iniziare un processo virtuoso di costante e continuo miglioramento; il miglior esercizio per accrescere e rafforzare l’autostima. Pensaci, circolo virtuoso perché: noto cosa non va, lo modifico anche di pochissimo, mi sento capace di cambiare perché ho realizzato il piccolo aggiustamento, ho più fiducia in me, produco un cambiamento un po’ più grande che mi da più fiducia, che mi fa produrre altri cambiamenti, che mi danno più fiducia… che mi… Finché mi dico che sono sbagliato, che sono peggio, che non sono abbastanza… che possibilità mi do? Ovviamente il circolo funziona anche in modo vizioso: non so valutare ciò che faccio,  mi giudico e mi sento incapace, perdo fiducia, non cambio, mi sfiducio, cambio sempre meno, mi sfiducio sempre più… fino alla rassegnata e sofferente apatia…”Sono sempre lo stesso…” Veniamo ora a un secondo punto fondamentale: cosa l’autostima ha a che fare con le convinzioni? A questo proposito vorrei citare il lavoro dello psicologo Albert Bandura, che ha dimostrato che: “Le convinzioni delle persone riguardanti la loro efficacia nel gestire gli eventi, influenzano le scelte, le aspirazioni, i livelli di sforzo, di perseveranza, la resilienza, la vulnerabilità allo stress ed in generale la qualità della prestazione. Indagare le convinzioni di autoefficacia personale relativamente ad un dato comportamento può allora permettere di predire la condotta dell’individuo in quello specifico dominio comportamentale.” Detto in altre parole: mi motivo, agisco, mi sforzo, cambio, miglioro, raggiungo obiettivi, nella misura in cui sono convinto di poterlo fare. Quanto t’impegni ad andare a piedi sulla luna? Non sei motivato, non parti nemmeno, non ci provi. Perché? Perché sai (sei convinto) di non poter riuscire. Quanto t’impegni a migliorare la tua autostima?  Esattamente nella misura in cui tu credi che sia possibile cambiare e migliorare! Esercizio di autostima è esercizio di riconoscimento e cambiamento delle proprie convinzioni limitanti (per approfondire puoi scaricare gratuitamente l’ebook “Convinzioni Personali” lasciando semplicemente la tua mail in home page) Se le tue convinzioni fondamentali sono: Questo è il mio carattere o la mia personalità che non posso modificare Sono fatto così Chi nasce tondo, quadrato non muore Al massimo si possono smussare gli angoli ma non si cambia Sono peggiore degli altri Anche se mi sforzo è tutto inutile Beh, mi spiace informarti che non sarai molto motivato a farlo e di conseguenza non otterrai grandi risultati.   Se le tue convinzioni di fondo sono: Ogni esperienza mi cambia e mi migliora se so apprendere Ho molte potenzialità da sviluppare Con i miei tempi, posso migliorare gli aspetti di me che desidero modificare Nessuno è migliore o peggiore siamo semplicemente diversi Posso apprendere da altri e altri possono apprendere da me Beh, in questo caso è possibile e molto probabile che migliori costantemente, mantenendomi aperto alle opportunità della vita e al confronto costruttivo con gli altri.   Esercizi di autostima sono dunque tutti i presupposti, gli atteggiamenti, le convinzioni, i comportamenti che mi tirano fuori da una condizione di immobile rassegnazione e mi mettono in una condizione di dinamica, continua possibilità di miglioramento. Scegli bene perché: “Che tu pensi di farcela o di non farcela… avrai comunque ragione!” Henry Ford Non lasciare un commento se non ti va! 😉 Splendida giornata a te!
Come il linguaggio del corpo esprime i rifiuti

Come il linguaggio del corpo esprime i rifiuti

Eccoci a una nuova tappa del nostro viaggio nel mondo dello sviluppo personale. Continuiamo la nostra esplorazione della CNV Comunicazione Non Verbale. Come fa il corpo a dirci quando qualcosa proprio non piace? Quali segnali del corpo ci indicano un netto rifiuto? Le persone hanno la capacità di rispondere in modo automatico, innato e geneticamente codificato alle stimolazioni emotive attraverso l’intero comportamento non verbale espresso dai quattro canali comunicativi: la prossemica (gestione attuata con il proprio corpo degli spazi comunicativi), la cinesica (gesti e movimenti di parti del corpo), la paralinguistica (suoni vocali senza significato specifico logico) la digitale (toccamenti delle mani e del corpo). Passiamo in rassegna quegli atti non verbali prodotti in relazione a stimolazioni emotive,(persone, argomenti, azioni, cose, pensieri, comportamenti ) che proprio non ci piacciono, che esercitano su di noi un effetto emozionale negativo o di rifiuto. L’insieme dei comportamenti non verbali (gesti, movimenti del corpo, toccamenti, suoni vocali etc.), prodotti in relazione a stimolazioni “che innescano rifiuto”, indica all’istante un’emozione “negativa” che si è prodotta e scaricata.  Ricordo che tutto questo è un processo inconscio, infatti l’insieme del comportamento non verbale prodotto in reazione a persone, argomenti, azioni, cose, pensieri che esercitano su di noi un effetto emotivo “negativo”, “di rifiuto” rappresentano la risposta corporea subliminale e quindi non ancora cosciente dell’emozione che diverrà cosciente solo se le stimolazioni perdureranno. Un esempio chiarirà certamente meglio: Se, nel raccontare della sua ragazza, un mio amico, alla parola sesso si sfrega ripetutamente il naso, possiamo immaginare che in relazione al “sesso”, in questo caso “con la sua ragazza” ci sia un problema, possiamo ipotizzare che nell’immaginario in relazione a “sesso con la sua ragazza” in questo caso,  ci sia una discordanza tra quello che desidera e quello che sperimenta. Potrebbe immaginarsi in imbarazzo e impossibilitato al sesso, e questo generare rifiuto. Facciamo un esempio diverso con due stimoli e due reazioni: se voglio acquistare una automobile e la mia compagna quando vede una Ferrari si accarezza i capelli, mostrando un gradimento verso quella macchina (vi ricordate il gradimento è un desiderio che si vuole appagare).  Quando però il venditore dichiara il prezzo inaccessibile dell’auto, lei si sfrega il naso e quando cerca di dire qualcosa, la sua voce diventa rauca fino a scomparire. I soldi rappresentano per la ragazza in questione il problema per l’acquisto della macchina, e questo argomento è sgradito alla parte emotiva, è l’impedimento al raggiungimento del desiderio dell’acquisto della macchina manifestato emotivamente attraverso l’accarezzamento dei capelli.  Anche in questo caso la ragazza vive una differenza tra quello che desidera e il limite che sperimenta. Chiariamo bene: Ferrari = desiderio-gradimento-accarezzamente dei capelli… prezzo inaccessibile = impedimento-rifiuto-sfregamento del naso. Gli atti non verbali che ci indicano che noi stessi o un nostro interlocutore manifesta rifiuto sono secondo S. Benemeglio : Sfregare la punta del naso con il dito indice orizzontalmente o verticalmente,  allontanamento del corpo,  tronco e capo all’indietro,  allontanamento di oggetti,  spolverare o spazzar via,  rassettarsi, pulirsi o spolverarsi,  raschiamento di gola,  gambe accavallate e braccia conserte.   Come usare il rifiuto: ti ricordo che il rifiuto esprime una tensione negativa, ci si trova di fronte a qualcosa di sgradito per la parte emotiva. In una conversazione, quando incontriamo dei rifiuti abbiamo delle informazioni fondamentali, che vanno verificate.  Ricorda che il corpo scarica ed esprime rifiuto nell’istante in cui si presenta lo stimolo che “rifiuta”.  Vedi attentamente questa scena: “Come siete stati ieri sera?” …. “Benissimo” (nel pronunciare questa risposta il mio amico si sfrega il naso con il dito ripetutamente su e giù… sta esprimendo che qualcosa in “ieri sera” è stata sgradita alla parte emotiva).  Presta molta attenzione: ora sai che mentre razionalmente mi sta dicendo “Benissimo”, il suo corpo, mi dice che la sua parte emotiva-inconscia sta dicendo “Non parliamo di ieri sera…” A questo punto si hanno varie scelte, possiamo cambiare argomento, o chiedere informazioni cercando di capire quale è il problema.  Scegli bene e Buona scoperta. Lascia un commento, raccontaci cosa ti fa sfregare il naso 😉 A Prestissimo!
Primo esercizio di autostima: valuta bene ciò che fai! (parte seconda)

Come accrescere l’autostima? Evita il giudizio! (prima parte)

Riprendiamo il nostro avventuroso cammino nello sviluppo personale. La famosissima autostima, questo concetto di cui si dice “Bisogna averne molta e buona!”, cos’è precisamente?  Soprattutto cosa ha a che fare con convinzioni personali e crescita personale? Andiamo per ordine, l’autostima è generalmente definita come: “L’azione di valutare se stessi come insieme di determinate caratteristiche, nonché il giudizio risultante da questa valutazione. L’autostima è il rapporto tra come siamo e come invece vorremmo essere”. Bene, l’autostima è, dunque, sia un processo sia un giudizio. Come processo, l’autostima è un’autovalutazione, consiste cioè nel valutare se stessi. Una domanda che sorge spontanea è: in che modo? Utilizzando quali criteri? Prima distinzione fondamentale che occorre fare: ti valuti o ti giudichi? Attenzione è fondamentale cogliere questa distinzione, ne va della qualità della nostra crescita personale. La differenza sembra sottile ma in realtà è netta. Il giudizio: è definitivo è generale e astratto riguarda te come persona produce senso di colpa e inadeguatezza ti demotiva, genera vittimismo e rabbia è statico, t’imprigiona nella pozza dell’impotenza “Io sono fatto male!”, “Sono peggiore degli altri!”, “Sono troppo…”, “Sono poco….”  “Sbaglio sempre  tutto!”. Mai pronunciate frasi come queste? Credo proprio di sì perché è semplice farlo…siamo tutti molto bravi a giudicarci. Ora fermati un attimo e respira profondamente. Rileggile lentamente, con calma, ritorna ai momenti in cui te le dici, ritrova dentro di te le sensazioni che producono, rivivile adesso e nota bene, sono sensazioni positive? Stimolanti? Che motivano? Solitamente la risposta è no. Quasi sempre il giudizio riguarda l’identità, la persona, inizia con “Io sono….” L’autostima però è una valutazione e di solito, per valutare si utilizza il confronto. In questo caso specifico il confronto è Tra noi e altri Tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Nel primo caso, confronto tra me e altri, l’errore principale che la maggior parte di noi commette è quello di non valutare secondo specifici comportamenti, caratteristiche, atteggiamenti ma di emettere un giudizio complessivo e molto astratto del tipo “Lui è migliore di me”, “Lui è più ingamba di me”. Concetti così astratti e generici suonano dentro di noi come veri giudizi, sentenze senza appello, realtà cui doversi arrendere, non certo come stimoli per agire e migliorare. Facciamo un esempio per capire meglio: Decido di cucinare una pietanza, m’impegno con tutto me stesso e una volta pronta la faccio assaggiare a una persona cara. Chiedo ovviamente una valutazione della pietanza e unico commento è: “Quella che fa mia sorella è migliore!”. Bene, Che cosa cambio nella pietanza? Come la miglioro? Quanto questo giudizio mi spinge ad agire serenamente per migliorare? Quanto questo verdetto m’innervosisce e mi blocca? Non mi da alcuna indicazione sul cosa fare e come farlo; è un giudizio: non mi fornisce cioè alcuna possibilità di miglioramento! Genera in me la convinzione che “IO SONO PEGGIORE DI LEI!”. Come abbiamo visto in precedenza, una convinzione di questo tipo non è molto motivante; ora possiamo aggiungere che non ci garantisce certo una buona, sana e abbondante autostima. Accrescere l’autostima è possibile a patto che mi conceda delle possibilità di azione, valutazione, miglioramento. Tornando al confronto tra persone, io-lui, la domanda che mi pongo spesso è: dove si prende il personometro? Pensiamoci, per dire che lui è più veloce di me occorre un misuratore di velocità/tempo, il cronometro; per dire che lei è più alta di me occorre un’unità di misura e un misuratore, il metro; per dire che lui/lei è meglio di me come persona…occorre il personometro, dove si acquista? Lo stesso vale ovviamente per il confronto tra ciò che sono e ciò che vorrei essere… ma questo lo affronteremo bene nel prossimo post. Lascia un commento, aiutaci a migliorare per offrirti sempre di più! Splendida Giornata a te!