Migliorare imparando a peggiorare (Seconda parte)

Migliorare imparando a peggiorare (Seconda parte)

Migliorare imparando a peggiorare (Seconda parte) E’ possibile migliorare imparando a peggiorare una situazione? Come si può migliorare, peggiorando? Utilizzando una logica non ordinaria, si può! La mente, quando abbiamo un problema, si concentra su come migliorare la situazione; questo genera un rumore mentale e una ripetitività nei pensieri, che ci porta ad avere sempre gli stessi comportamenti e a compiere sempre le stesse azioni difronte ad un problema che non riusciamo a risolvere. Per stoppare questo meccanismo, possiamo provare a migliorare imparando a peggiorare,a migliorare pensando come peggiorare. In che modo? Utilizzando una tecnica precisa di logica non ordinaria: la tecnica del ‘come peggiorare’. Occorre chiedersi: se io volessi peggiorare volontariamente questa situazione cosa dovrei fare, non fare, pensare, non pensare ? Quindi rispondere a queste domande. Cosa accade alla mente? Ciò che emerge dall’analisi che facciamo sulle nostre azioni e sui nostri pensieri sono le nostre Tentate Soluzioni Disfunzionali, ovvero ciò che facciamo e che abbiamo fatto fino a quel momento per risolvere il problema, ma che, invece di risolverlo, lo ha mantenuto e, forse, addirittura peggiorato. Con questa tecnica, noi mettiamo la mente contro se stessa: per un principio di coerenza interna, iniziamo a non fare più quello che abbiamo visto che non porta alla soluzione del problema, ma lo peggiora. Quindi, si può migliorare imparando a peggiorare? Sì. Prova anche tu a migliorare peggiorando e fammi sapere nei commenti come va. Antonio
Migliorare imparando a peggiorare (Seconda parte)

Migliorare imparando a peggiorare (Prima parte)

Migliorare imparando a peggiorare (Prima parte) E’ possibile migliorare imparando a peggiorare una situazione? Come si può migliorare, peggiorando? Utilizzando una logica non ordinaria, si può! La mente, quando abbiamo un problema, si concentra su come migliorare la situazione; questo genera un rumore mentale e una ripetitività nei pensieri, che ci porta ad avere sempre gli stessi comportamenti e a compiere sempre le stesse azioni difronte ad un problema che non riusciamo a risolvere. Per stoppare questo meccanismo, possiamo provare a migliorare imparando a peggiorare,a migliorare pensando come peggiorare. In che modo? Utilizzando una tecnica precisa di logica non ordinaria: la tecnica del ‘come peggiorare’. Occorre chiedersi: se io volessi peggiorare volontariamente questa situazione cosa dovrei fare, non fare, pensare, non pensare ? Quindi rispondere a queste domande. Cosa accade alla mente? Ciò che emerge dall’analisi che facciamo sulle nostre azioni e sui nostri pensieri sono le nostre Tentate Soluzioni Disfunzionali, ovvero ciò che facciamo e che abbiamo fatto fino a quel momento per risolvere il problema, ma che, invece di risolverlo, lo ha mantenuto e, forse, addirittura peggiorato. Con questa tecnica, noi mettiamo la mente contro se stessa: per un principio di coerenza interna, iniziamo a non fare più quello che abbiamo visto che non porta alla soluzione del problema, ma lo peggiora. Quindi, si può migliorare imparando a peggiorare? Sì. Prova anche tu a migliorare peggiorando e fammi sapere nei commenti come va. Antonio
Perché non ci riesco? (Seconda parte)

Perché non ci riesco? (Seconda parte)

Perché non ci riesco? (Seconda parte) Perché non ci riesco? Perché, nonostante i miei sforzi, non ci riesco? Quante volte ti capita di dire che non ci riesci a fare qualcosa? Quante volte ti chiedi ripetutamente il perché non ci riesci? Chiedersi il perché non è una buona pratica: ci fa restare bloccati in una escalation di risposte possibili che non hanno quasi mai una reale conclusione in una soluzione concreta, in quanto si attiva una catena di possibilità e non riusciamo a vedere e capire cosa è veramente utile per noi. La domanda utile che possiamo porci è: quali risorse mi mancano? E’ necessario cercare le risorse che ci mancano. Risorse interne e risorse esterne. E se non ci riesco? Per trovare una risposta e per trovare le risorse, bisogna guardare alla esperienza che abbiamo vissuto e darsi dei feedback. In questo modo possiamo individuare il nostro bisogno e comprendere cosa ci manca per poterlo soddisfare. Non ci riesco non è una frase reale, perché non si aggancia a un dato di realtà. è una generalizzazione di qualcosa che non ho fatto, in un mondo senza tempo. Non è concreta. Spesso rinunciamo a fare qualcosa o ci sentiamo spaventati, irritati, impotenti, davanti a qualche azione o scelta che non riusciamo a portare a termine. Come mai accade? Cosa c’è veramente sotto a questo non riuscirci? Per riuscire ad andare oltre questo non riuscirci, è necessario trovare le risorse che ci mancano, vedere i nostri bisogni e fare il più piccolo passo concreto per reperire le risorse necessarie per soddisfare i nostri bisogni. ‘Perché non ci riesco’ diventa allora ‘di quali risorse ho bisogno per’: questo è il primo passo verso ciò di cui abbiamo bisogno.
Perché non ci riesco? (Seconda parte)

Perché non ci riesco? (Prima parte)

Perché non ci riesco? (Prima parte) Perché non ci riesco? Perché, nonostante i miei sforzi, non ci riesco? Quante volte ti capita di dire che non ci riesci a fare qualcosa? Quante volte ti chiedi ripetutamente il perché non ci riesci? Chiedersi il perché non è una buona pratica: ci fa restare bloccati in una escalation di risposte possibili che non hanno quasi mai una reale conclusione in una soluzione concreta, in quanto si attiva una catena di possibilità e non riusciamo a vedere e capire cosa è veramente utile per noi. La domanda utile che possiamo porci è: quali risorse mi mancano? E’ necessario cercare le risorse che ci mancano. Risorse interne e risorse esterne. E se non ci riesco? Per trovare una risposta e per trovare le risorse, bisogna guardare alla esperienza che abbiamo vissuto e darsi dei feedback. In questo modo possiamo individuare il nostro bisogno e comprendere cosa ci manca per poterlo soddisfare. Non ci riesco non è una frase reale, perché non si aggancia a un dato di realtà. è una generalizzazione di qualcosa che non ho fatto, in un mondo senza tempo. Non è concreta. Spesso rinunciamo a fare qualcosa o ci sentiamo spaventati, irritati, impotenti, davanti a qualche azione o scelta che non riusciamo a portare a termine. Come mai accade? Cosa c’è veramente sotto a questo non riuscirci? Per riuscire ad andare oltre questo non riuscirci, è necessario trovare le risorse che ci mancano, vedere i nostri bisogni e fare il più piccolo passo concreto per reperire le risorse necessarie per soddisfare i nostri bisogni. ‘Perché non ci riesco’ diventa allora ‘di quali risorse ho bisogno per’: questo è il primo passo verso ciò di cui abbiamo bisogno.
Il pensiero-linguaggio: parlare bene per pensare bene

Il pensiero-linguaggio: parlare bene per pensare bene

Il pensiero-linguaggio: parlare bene per pensare bene Hai mai fatto caso alle parole che utilizzi quando ti esprimi? Ti sei mai soffermato a notare quanto sia astratto il tuo linguaggio e a quante volte non esprime esattamente ciò che hai vissuto? Il nostro modo di parlare spesso è riflesso di un disordine interno e questo genera dei pensieri sfumati e confusi, finanche distorti. Accade spesso che siamo prigionieri della nostra mente. Cosa significa? E cosa c’entra il nostro pensiero-linguaggio? Come fa la nostra mente ad imprigionarci? La mente è uno degli strumenti più importanti, utili, funzionali che abbiamo per rendere la nostra vita più piena, per essere più flessibili e adattarci all’ambiente. Come mai allora questo potente e utilissimo strumento spesso ci imprigiona? Cosa è che la mente fa per renderci schiavi? Noi apprendiamo attraverso il pensiero-linguaggio, che ci premette, secondo un principio di economia in base al quale funziona la mente, di non dover apprendere nuovamente qualcosa che abbiamo già appreso. Il nostro apprendimento avviene applicando dei filtri necessari, ovvero dei processi di apprendimento necessari agli individui, per semplificare e velocizzare le scelte ed i comportamenti. Questi processi sono la cancellazione, la generalizzazione e la distorsione. Come li applichiamo per l’apprendimento di semplici comportamenti, allo stesso modo li utilizziamo nelle relazioni e per l’ apprendimento di comportamenti relazionali. Per cui, attraverso questi processi, trasformiamo l’esperienza che abbiamo vissuto e che stiamo comunicando (cancellando alcune parti, generalizzando degli aspetti, distorcendo/interpretando dei significati) in un’esperienza completamente diversa, che, però, diventa la nostra esperienza di riferimento. Cosa possiamo fare allora per mettere ordine nei pensieri? Possiamo prestare attenzione al nostro linguaggio, alle parole che utilizziamo. In particolare, possiamo fare attenzione ai termini che, nel metamodello, vengono definiti ‘universali’( tutti, nessuno, sempre, mai, etc) e ai verbi e sostantivi aspecifici, cioè vaghi e astratti (vorrei più serenità, sto male, mi ferisci, etc.) Per indagare i nostri pensieri occorre farci queste domande: *cosa intendo precisamente per….? quando siamo difronte a verbi e sostantivi non chiari *chi, cosa, quando precisamente…?quando siamo difronte agli universali. Prestando attenzione al nostri pensieri e al nostro linguaggio, facendoci le domande giuste possiamo uscire dalla prigione della nostra mente.
Conflitto interno e convinzioni limitanti: vai oltre le tue paure

Conflitto interno e convinzioni limitanti: vai oltre le tue paure

Conflitto interno e convinzioni limitanti: vai oltre le tue paure Da cosa nasce il nostro conflitto interno? Qual è il legame tra le convinzioni limitanti e la paura? Spesso, nelle relazioni finiamo per provare rabbia e non sappiamo perché. Può capitare di ripetere dei comportamenti, ricoprire dei ruoli ben definiti e rispondere alle situazioni sempre allo stesso modo. Abbiamo degli obiettivi, che ci sembrano anche chiari e specifici, ma non riusciamo a raggiungerli. Che cosa succede? Nello scambio con l’altro, alcune parti di noi si agganciano a parti dell’altro; quindi rispondiamo all’altro secondo schemi relazionali ben definiti. E, molto spesso, questi schemi sono governati proprio da queste due dinamiche: conflitto interno e convinzioni limitanti. Cosa hanno in comune il conflitto interno e le convinzioni limitanti? La paura. Da dove nasce la paura e in che modo precisamente ci ostacola? Le nostre paure sono spesso generate dalle nostre convinzioni. Cosa sono le convinzioni? Le convinzioni sono dei pensieri a cui diamo valore di verità. Noi viviamo la realtà in base alle nostre convinzioni. Le convinzioni seguono uno schema ben preciso: esprimono un potenziale (qualcosa che può essere messo in atto), che attiva delle azioni, che danno un risultato e che ci convincono di qualcosa nello specifico. Noi viviamo le nostre convinzioni e ne siamo completamente immersi. Sono potentissime. Quando ci rendiamo consapevoli di quali sono le nostre convinzioni limitanti possiamo agire su di esse e modificarle. Modificare una convinzione produce un cambiamento vero e concreto. Infatti, le convinzioni non sono solo dei semplici pensieri, ma diventano vera e propria struttura, fino a sedimentarsi nel corpo, condizionando anche il nostro modo di sentire. Come si cambiano le convinzioni? Non si devono cambiare, nè volerle distruggere. L’atteggiamento più costruttivo è quello di accostarci alle nostre convinzioni con voglia di scoprirle, curiosità, compassione ed amorevolezza. Perché se ci sono, se le abbiamo create, ci hanno salvato la vita. Anche se ora non ci servono più. Come possiamo rintracciare le convinzioni? Per rintracciare le convinzioni possiamo farci delle domande specifiche, rispetto a noi stessi, sulle nostre capacità, sulle possibilità di cambiamento, sui nostri meriti. Per esempio, se diciamo io sono…una persona….e ci mettiamo la nostra convinzione, chiediamoci: *Che cosa mi fa credere, mi da la certezza di…. *Rispetto a chi (vale per gli abbastanza, per i paragoni) *Come mi comporto quando credo a questo pensiero. Analizzando nel profondo le nostre convinzioni, ci renderemo conto che dietro si nascondono delle paure. E aumentando in questa direzione il nostro livello di consapevolezza, possiamo intervenire, modificando le nostre convinzioni, andando oltre le nostre paure. Quali sono le tue convinzioni limitanti? Quali paure nascondono? Fammi sapere nei commenti, Antonio