Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

In questo video abbiamo approfondito l’argomento del lasciare andare rispondendo alle domande. Ci sono due domande fondamentali che ruotano intorno al lasciare andare: Come riempire il vuoto? Come affrontare la paura di lasciare andare? Il lasciare andare è fortemente legato alla libertà, nostra e degli altri. Sostanzialmente è un processo che avviene dentro di noi e che non necessariamente deve coinvolgere l’altra persona. Tutto questo processo gira intorno alla paura: lasciare andare genera paura. E si arriva a voler difendere la propria immagine, il proprio ego. Ogni passo del lasciare andare è strettamente legato ad una particolare paura. Affrontando le paure, accogliendole e divenendone consapevoli, possiamo arrivare a comprendere che ciò che lasciamo andare è davvero nostro per sempre; ciò a cui restiamo attaccati, invece, ci controlla.
Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

Episodio 171- Lasciare andare per imparare ad accogliere

5 cose da fare per lasciare andare Cosa vuol dire lasciare andare? Quali sono i passaggi necessari a lasciare andare? Perché lasciare andare? Lasciar andare richiede calma, apertura e disponibilità. Generalmente lasciare andare produce dentro di noi la paura per qualcosa che non conosciamo. Lasciare andare vuol dire anche fare spazio. Vorremmo qualcosa di nuovo, ma non abbiamo spazio interno, perché siamo aggrappati a quello che abbiamo. Per questo non riusciamo a lasciare andare. Tutto ciò che non è più utile, funzionale, che non ci fa bene, che è di ingombro, occupa solo spazio ed è fondamentale imparare a lasciarlo andare. Può capitare che ci ripetiamo che non ci riusciamo; ma qui entra in gioco la nostra volontà: lasciar andare richiede un atto di volontà da parte nostra. Quali sono i passaggi per imparare a lasciare andare? 1) Riconoscere gli attaccamenti: se non sappiamo quali sono i nostri attaccamenti, non sappiamo cosa lasciare andare; sentiamo la sensazione di pesantezza, di insoddisfazione, debolezza, ci sentiamo sfiancati, ma non sappiamo cosa è che ci fa stare così. Per rintracciare i nostri attaccamenti, chiediamoci: a cosa sto restando attaccato? A cosa penso spesso? Su cosa la mia mente va in automatico? Quali sono i pensieri che emergono automatici durante la giornata? 2) Rintracciare il vantaggio: Noi siamo fatti di parti, qual è la parte che vuole lasciare andare? Quali sono invece le altre parti che non vogliono lasciare andare? Molte parti di noi si aggrappano a qualcuno o qualcosa, perché ogni parte vede in un determinato modo e le parti di noi che non vogliono mollare, vedono un vantaggio nel non farlo. Chiediamoci, dunque, quali sono i nostri vantaggi nel non mollare? Restare attaccato alla storia, alla persona, al pensiero o alla convinzione che vantaggio mi da? Restare attaccati ci da sicurezza e lasciare andare richiede responsabilità, rischio, paura e noi tendiamo sempre al beneficio, a quello che ci sembra una cosa buona per noi. 3) Fare spazio per accogliere: la paura nel mollare è paura del vuoto. Modificando questa visione, cioè se lascio andare sento il vuoto, noi ci focalizziamo solo sulla mancanza di qualcosa, sullo spazio da riempire. E il vuoto ci fa paura: resta un buco. Modificare il linguaggio dicendo “faccio spazio”, “lascio andare per fare spazio, per accogliere” ci fa concentrare sul nuovo, sull’accogliere la novità. Cambia completamente la visione e la percezione delle cose. Chiediamoci: che cosa è ingombrante dentro di me? Cosa è che oggi è inutile a cui dedico energia, pensieri? 4) Imparare ad affidarci: abbiamo paura perché abbiamo il bisogno di controllare. Non riusciamo ad affidarci alla vita. Per lasciare andare è necessario fare un atto di fede, provare fiducia. Fare piccole cose senza avere il controllo di tutto. 5) Accettare e accogliere: spesso l’attaccamento a qualcosa o qualcuno è perché non riusciamo ad accettare che è passata, che una cosa è finita. Non riusciamo ad accettare che l’impermanenza è una legge fondamentale della vita: tutto cambia. Come si fa ad accettare? Accettare è un atto di volontà. Accettare si fa accettando. Accettare vuol dire accontentarsi, nel senso di essere contento, di farsi contento di ciò che c’è.
Episodio 168 – Ritrovare la forza interiore: scopri la vera autostima

Episodio 168 – Ritrovare la forza interiore: scopri la vera autostima

Cosa è la forza interiore? Da dove possiamo attingere la nostra forza interiore? E quanto siamo consapevoli di come la disperdiamo? Una delle spinte principali che abbiamo ricevuto sin da quando eravamo piccoli e che la società in cui viviamo ci propone costantemente, è: devo essere forte. Ma la forza, in una società come la nostra, è in realtà è spesso l’elogio della debolezza umana: essere forti vuol dire primeggiare, essere competitivi, vincere, essere i migliori. Così leghiamo il concetto stesso dell’autostima, della fiducia in noi stessi all’essere sempre competitivi e a surclassare gli altri: abbiamo stima in noi se dimostriamo di essere migliori degli altri. Ma è davvero questa la vera forza? È questa la vera autostima? Davvero quando non possiamo e non sappiamo perdere vuol dire che siamo forti? Questa è riconosciuta come forza, ma si tratta di forza esteriore: riusciamo ad ottenere ciò che ci prefiggiamo, ma non rispecchia la nostra forza interiore. Sprechiamo, infatti, la nostra forza interiore e ci lamentiamo di sentirci deboli. E come possiamo contattare ed esprimere la nostra vera forza interiore? La forza interiore è una forza spirituale, che attinge alla nostra coscienza, alla consapevolezza, che è la libertà interiore, è spiritualità, è libertà dall’oppressione della propria mente. Quando siamo schiavi della mente, ovvero per la maggior parte del tempo, ci sentiamo sempre deboli e schiavi e incolpiamo di questo malessere l’esterno. Disperdiamo energia e sprechiamo la forza interiore. Come? In tre modi, principalmente: *Guardarsi allo specchio: quando non attingiamo alla nostra forza interiore e siamo concentrati all’esterno, vediamo un immagine di noi stessi deformata dal giudizio. La forza interiore, invece, è la capacità di guardarci allo specchio in maniera non giudicante. Non sempre siamo consapevoli del nostro giudizio verso noi stessi, ma ne subiamo comunque gli effetti. Non è un giudizio esplicito, ma si palesa nel fatto che non accogliamo alcuni aspetti di noi in modo amorevole. Non abbiamo ancora accettato delle parti di noi. Cosa fare? Vedere quella parte di noi che non rispecchia il nostro sè ideale e integrarla; guardare a noi stessi senza la categoria ok/non ok, capace/incapace. Per capire i nostri giudizi interni, possiamo notare quali giudizi esterni ci colpiscono. *Sprechiamo la nostra forza interiore in battaglie inutili: in genere, crediamo che l’idea di forza coincida con l’idea di combattere, di fare battaglie. Che guerre alimentiamo? Che guerre combattiamo tutti i giorni? Le guerre contro il passato, contro quello che non esiste più, che ci toglie energie nel presente. Le guerre per cambiare gli altri: voglio fare capire, volere che l’altro faccia o dica etc.; le guerre contro la vita: opporsi alla vita, dire no alla vita vuol dire avere sempre la mente che ti trasmette la vita ideale, la vita come dovrebbe essere; ma la vita è diversa. La vita ha componenti di piacere e componenti di sofferenza. E se non coltiviamo il coraggio di accettare con il giusto distacco quello che arriva, saremo sempre sopraffatti e in guerra con la vita stessa. *Esprimersi e mostrarsi: quando non abbiamo forza interiore , abbiamo difficoltà ad esprimerci e mostrarci per quello che siamo: avanti c’è la maschera, dietro ci sono le vere emozioni che proviamo. Quante volte ci mostriamo a noi stessi? Rifiutiamo le nostre stesse emozioni e non dandoci il permesso di provarle, non ci esprimiamo. Al contrario, la forza interiore è capacità di esprimersi e di mostrarsi agli altri, esattamente per quello che siamo. E tu, quali ostacoli metti alla tua forza interiore?
Episodio 165 – La responsabilità: il vero potere della relazione

Episodio 165 – La responsabilità: il vero potere della relazione

Cosa è la responsabilità e in che modo ci aiuta a costruire relazioni sane? Cosa vuol dire essere responsabili nelle relazioni? Molto spesso subiamo le relazioni, ci lamentiamo di come vanno e pensiamo di non essere parte attiva di quella relazione. Non siamo consapevoli di quanto, invece, i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti influenzino la relazione e contribuiscano a renderla una relazione di un certo tipo, magari proprio di quel tipo di cui ci lamentiamo! Per iniziare a comprendere quale sia la nostra responsabilità in una relazione, possiamo partire da una domanda fondamentale: come percepiamo le relazioni? Per es. percepiamo una distanza e diciamo che è lui/l’altro che si allontana, che è lontano da me? Oppure, percepiamo una eccessiva (per noi) vicinanza e diciamo che è l’altro che ci soffoca? O, ancora, percepiamo che siamo in una posizione down e diciamo che l’altro ci sovrasta, ci domina, non ci rispetta? Questa è passività nelle relazioni. L’altro fa qualcosa, io subisco, o meglio, sento di subire. Ma come è la situazione reale? Nella realtà, le relazioni sono circolari e continue. Tanto io invio verso l’altro, tanto l’altro invia verso di me, in uno scambio, in cui ognuno porta qualcosa all’interno della relazione. Ognuno dà il proprio contributo attivo. Ognuno porta nella relazione i propri bisogni, emozioni, convinzioni, punta l’attenzione su qualcosa di specifico. Lo porta nella relazione e riceve qualcosa. Vivere la relazione attivamente, con responsabilità, cosa significa? Quando ci prendiamo le nostre responsabilità nella relazione, acquisiamo potere, nel senso di possibilità. Prendersi la propria responsabilità porta ad un cambio di paradigma, in cui cominciamo a vedere chiaramente quali siano i frutti dell’inconsapevolezza, della passività. I frutti dell’inconsapevolezza sono: incapacità di vedere soluzioni; il potere-dominio sull’altro, che genera paura; maschera, che si costruisce sull’ignoranza del sé, sul non riconoscere i propri reali bisogni, sulla reattività e sulle convinzioni limitanti; atteggiamenti tossici di lamentela, pretesa e accusa. Questo produce veleno che noi portiamo nelle nostre relazioni. Occorre allora chiedersi: Quale è il nostro ruolo attivo nella relazione?
Episodio 163 – Gli impedimenti all’amore: come riconoscerli?

Episodio 163 – Gli impedimenti all’amore: come riconoscerli?

Perché non riesco ad amare? Che cosa mi impedisce di amare? Di amare pienamente, di amare come vorrei, di amare tutti? Per poter provare a rispondere a queste domande, occorre partire da una considerazione principale: noi funzioniamo in un certo modo, ci muoviamo secondo uno schema ben preciso che parte dal pensiero e ci conduce all’azione. La prima azione è il pensiero: pensiamo qualcosa. In base ai pensieri che abbiamo, proviamo delle emozioni specifiche. A seconda delle emozioni che proviamo, noi avremo un determinato tipo di comportamento, agiremo cioè in certo modo. Quindi, PENSIERO – EMOZIONE – AZIONE. Il nostro pensiero è frutto delle conoscenze che abbiamo, cioè di ciò che conosciamo, che, a sua volta, deriva dalle nostre esperienze. Anche rispetto all’amore, nel corso della nostra vita, abbiamo formulato dei pensieri che ci hanno fatto costruire il “nostro” concetto dell’amore, ovvero le nostre convinzioni sull’amore. E sulla base di questo concetto, di queste convinzioni noi costruiamo gli impedimenti all’amore. in modo nevrotico, confondiamo i falsi bisogni con i veri bisogni, non riuscendo ad arrivare al nucleo di noi stessi e procurandoci una enorme sofferenza. La nevrosi ha la propria radice in bisogni non riconosciuti e non soddisfatti e produce l’ incapacità di rinunciare. questi sono falsi bisogni: se li soddisfo sto male, perché scatta l’autogiudizio, poichè non riesco a rinunciare a questo bisogno. Se non li soddisfo sto male lo stesso, perché sento un senso di vuoto. Sono sostanzialmente in un doppio legame: se faccio in un modo sto male, se faccio l’opposto sto male. In questo atteggiamento nevrotico, vedo solo due possibilità opposte ed entrambe procurano sofferenza. Cosa fare? per prima cosa è necessario individuare i Veri bisogni: quando c’è un vero bisogno se lo soddisfo (cioè non rinuncio al mio bisogno) io sto bene; se non lo soddisfo sto male e provo tristezza. Bisogna partire da questa domanda: quali sono i nostri veri bisogni? Quali sono i veri bisogni? Li riconosciamo perchè è qualcosa che fa stare bene me e le persone intorno a me, è ecologico per me e le mie relazioni. Per individuarli, poiché tendiamo all’amore, possiamo osservare una situazione win –win. Sono bisogni naturali. Il falso bisogno è sempre in una logica di potere: c’è chi vince e chi perde, è competitivo. E’ un bisogno culturale. La lotta è comprendere che qualcosa ci fa male e cercare di agire sul falso bisogno. Vedere che quando sto male se faccio e sto male se non faccio non sono in contatto con i veri bisogni: si tratta di individuare qual è il bisogno profondo. Cosa mi impedisce di amare in questo momento?
Episodio 162 – Relazioniamoci: la meccanica delle relazioni

Episodio 162 – Relazioniamoci: la meccanica delle relazioni

Tutto è relazioni. Risvegliarle, risveglia la nostra vita. In ogni istante della nostra vita siamo in relazione. E le relazioni sono ciò che nutrono il nostro benessere. O il nostro malessere. È da questa semplice e profonda intuizione che è nato il mio metodo: La Meccanica delle Relazioni. Perché ogni relazione ha una struttura ben precisa. Se impariamo a riconoscere e modificare l’equilibrio tra gli elementi che la costituiscono, possiamo costruire relazioni nutrienti e armoniche che risvegliano la nostra vita. Tre sono le relazioni fondamentali con cui ogni essere umano ha a che fare costantemente. La relazione con sé stessi, quella con gli altri e quella con il tempo. Ognuna di queste ha struttura che poggia su quattro pilastri: L’Attenzione, le Emozioni, le Convinzioni e i Bisogni. Conoscerne la meccanica e modificare anche una sola di queste variabili in modo consapevole e funzionale, determina un nuovo equilibrio di tutta la relazione, e quindi della vita. Vediamo nel dettaglio i quattro elementi cardine delle nostre relazioni: *Attenzione: quando focalizzi l’attenzione su un punto, scompare tutto il resto. E quel piccolo punto diventa tutta la tua realtà. *Emozioni: non basta pensare al cambiamento, cambiare davvero significa sentire in modo diverso. *Convinzioni: le relazioni sono solo lo specchio delle tue più nascoste convinzioni. Modifica le convinzioni e avrai nuove relazioni. *Bisogni: solo chi sa riconoscere i propri bisogni non è emotivamente schiavo e può vivere relazioni equilibrate e nutrienti. Ma, in pratica, cosa significa utilizzare la Meccanica delle Relazioni per vivere meglio?