Episodio 191 – Come uscire dai conflitti di coppia

Episodio 191 – Come uscire dai conflitti di coppia

E’ sicuramente capitato ad ognuno di noi di vivere un conflitto nella propria coppia. Spesso però, quando siamo in coppia, non riusciamo a gestire i conflitti che si verificano perché non abbiamo gli strumenti adatti per farlo. Accade quindi che siamo reattivi e che ripetiamo sempre gli stessi comportamenti pensando di risolvere i problemi, ma alimentiamo, in questo modo, conflitto e problemi. Innanzitutto è necessario partire dal comprendere cosa è la coppia. La coppia non è un entità ferma, ma attraversa delle fasi. Non esiste una coppia, ma esiste una coppia in una determinata fase. La prima fase è quella della seduzione: è una fase in cui proviamo a portare l’altro verso di noi, a noi interessa piacere all’altro e cerchiamo di fare in modo di piacere all’altro. La seconda fase è quella dell’ innamoramento: questa è una fase molto importante che ci permette di avvicinarci, di mostrare e conoscere il meglio di noi; è un incontro tra le diverse parti di noi. La terza fase è quella della relazione: per entrare in questa fase è necessario superare quella dell’innamoramento e occorre andare oltre l’aspetto di delusione dell’innamoramento, dell’ “e vissero tutti felici e contenti”, ci confrontiamo con la relazione, con l’altro, con le parti egoiche dell’altro e con quelle animiche. E anche noi mostriamo entrambe le nostre parti. In questa fase comincia l’impegno per passare alla fase successiva. La quarta fase è quella della stabilizzazione: questa è la fase in cui si raggiunge la stabilità e la maturità nella coppia. Il raggiungimento di questa fase richiede sforzo e impegno. Ma è l’unico modo per raggiungere l’intimità. Come si arriva alla fase della stabilizzazione? È un percorso che ha come obiettivo principale quello di raggiungere un equilibrio in 4 aree principali: *area attaccamento-distacco: trovare un equilibrio tra attaccamento e distacco, trovare la giusta distanza, restare liberi appartenendo ad un legame. *Area Novità-intimità: la coppia inizia dalla novità e va verso l’intimità; all’inizio è adrenalina pura, piano piano si raggiunge l’ intimità . *Area Emozioni-sentimenti: all’inizio è tutto emozioni, non c’è un sentimento. L’amore arriva dopo. Spesso erroneamente pensiamo che le emozioni siano il test per il funzionamento della coppia. In realtà i sentimenti sono qualcosa di più complesso rispetto alle pure importantissime emozioni. *Area Carpe diem-progettualità: è il passaggio da “viviamo alla giornata” al progetto, all’ avere un’idea di una vita insieme. Non si arriva alla stabilizzazione senza progettualità. Uscire dai conflitti di coppia vuol dire maturare una crescita personale, che richiede auto-osservazione consapevole . Nella costruzione della nostra coppia incontriamo ostacoli che possono generare il conflitto in coppia: *karma familiare *Illusioni: no sforzo…. *Egocentrismo. Possiamo però sviluppare delle risorse per liberarci: *Essere più attenti al linguaggio: quanto c’è di etichettamento nel linguaggio? Quanti giudizi esprimiamo sull’altro? *Sentire il giudizio sull’altro: con quali termini descrivi l’altro? che idea hai dell’altro? *Restare nel presente: quanto riusciamo a parlare di un fatto, senza scivolare nel giudizio? Quanto riusciamo a stare nel momento? A restare focalizzati sul fatto e non già solo sulla relazione?  
Episodio 189 – Superare la paura del giudizio: domande e risposte

Episodio 189 – Superare la paura del giudizio: domande e risposte

In questa live continuiamo l’approfondimento della diretta scorsa sull’argomento del giudizio, partendo da una distinzione fondamentale: la differenza tra discernimento e giudizio. Il giudizio è l’attribuzione di un valore a qualcosa che ha maggiormente a che fare con l’esprimere ostilità, avversione e condanna verso qualcuno o qualcosa. Il giudizio ci stacca dal presente, che è la vita stessa e ci fa entrare nella sofferenza. In questo stato di sofferenza proviamo, tra le altre cose, anche paura. I giudizi trovano il loro terreno fertile nell’ego e si nutrono di emozioni ‘negative’ come rabbia e paura. Il discernimento esprime invece un opinione o un sentire che si basa su un dato di fatto. Quindi è qualcosa di estremamente concreto e non in opposizione a qualcuno o qualcosa o anche a noi stessi. Siamo costantemente immersi nel giudizio e molta della nostra sofferenza è generata proprio dalla difficoltà a comprendere la differenza tra il giudizio e il discernimento. Come possiamo superare la paura del giudizio? Come possiamo smettere di giudicare e di giudicarci? Imparando a fare discernimento sul giudizio e prendendo quello che c’è di costruttivo dal giudizio. Che indicazioni ci sono nel giudizio per migliorare? Cosa mi dice di me il giudizio che tanto mi ferisce? Di cosa ho paura? Cosa sento nel corpo quando mi sento giudicato? Il punto di arrivo è imparare a disidentificarci dal giudizio e riconoscere che stiamo giudicando, in modo da illuminare il giudizio e togliergli il potere di farci cadere nella sofferenza. E tu, quanto sei consapevole dei tuoi giudizi?
Episodio 189 – Superare la paura del giudizio: domande e risposte

Episodio 188 – Come superare la paura del giudizio degli altri

La paura del giudizio degli altri spesso limita la nostra vita e il nostro benessere. Per paura del giudizio ci sentiamo insicuri, insoddisfatti di noi stessi e vulnerabili. Questa stessa paura ci impedisce di vivere pienamente la nostra vita, poiché ci blocca e ci imprigiona nell’immagine di noi che vogliamo mostrare agli altri. Ma cosa ci spinge ad avere tanta paura del giudizio altrui e cosa possiamo fare per superarla? Proviamo ad approfondire la tematica della paura del giudizio degli altri seguendo il metodo della meccanica, analizzandone i 4 pilastri: emozioni, convinzioni, bisogni e attenzione. *Emozioni: l’emozione predominante è la paura e subito dopo la paura c’è la rabbia. La paura si attiva in noi per una serie di motivi precisi: in quanto esseri umani, tra i nostri bisogni c’è quello di appartenere ad un gruppo e per paura di non essere parte, registriamo ogni giudizio come un allarme, come qualcosa che ci spinge fuori dal gruppo; si tratta sostanzialmente di paura dell’abbandono. Come possiamo intervenire? Il primo filtro da mettere è che noi possiamo decidere che quella paura non ha senso, non è utile in questo momento. Tra il giudizio dell’altro e l’ emozione che proviamo c’è la nostra elaborazione, la nostra interpretazione, che è determinata dalle nostre convinzioni. *convinzioni: le convinzioni sono i filtri attraverso cui noi interpretiamo la realtà. Nel caso del giudizio degli altri, le convinzioni più radicate sono relative al fatto che sia l’altro a poterci definire e che il nostro modo di leggere i fatti e gli eventi sia quello giusto e assolutamente vero. *bisogni: dietro alla paura del giudizio degli altri sono celati bisogni come quello di piacere a tutti, di accudimento, di essere accolti, di sentirsi parte, che possono tutti essere raggruppati nel più ampio bisogno di sicurezza. *attenzione: noi siamo laddove è la nostra attenzione. In base a dove focalizziamo la nostra attenzione, noteremo o meno i giudizi degli altri. Tutti e quattro questi pilastri sono collegati tra loro e funzionano in maniera sistemica. Lavorando sui pilastri singolarmente e trasversalmente, possiamo iniziare a modificare la relazione che abbiamo col giudizio e la paura ad esso legata. Lavorandoci su, possiamo renderci conto che dal giudizio ricaviamo la maschera che abbiamo e che più è alta la nostra tendenza a giudicare più siamo sensibili al giudizio degli altri verso di noi e di noi verso noi stessi. Quali sono le risorse per liberarci dalla paura del giudizio degli altri? *Accettare il giudizio, poichè è inevitabile. *Vedere l’emozione dell’altro e notare quale parte sta parlando *notare cosa aggancia in noi *Rigirare il giudizio e vedere quanto siamo anche noi nel giudizio *distinguere i tipi di giudizio e utilizzare il buono: ogni giudizi contiene una parte utile per noi. Quindi prendere il giudizio e vedere quale parte vera del giudizio possiamo utilizzare per la nostra crescita.
Episodio 187 – A cuore aperto⁠. Assunta Corbo intervista Antonio Quaglietta⁠

Episodio 187 – A cuore aperto⁠. Assunta Corbo intervista Antonio Quaglietta⁠

In questo video, attraverso l’intervista guidata da Assunta Corbo, amica, giornalista, autrice, ho toccato alcuni punti essenziali della mia vita. Ci sono esperienze che ci segnano, passaggi obbligati da attraversare, emozioni da vivere, sofferenze da elaborare. In questo video ho raccontato alcuni episodi, cercando di trasmettere l’insegnamento concreto che si può trarre dalla vita vissuta. Il lavoro su noi stessi non finisce mai; la personale conoscenza interiore può sempre essere approfondita; la crescita e le scoperte possono essere fonte di arricchimento per ognuno. Per questo ringrazio la mia amica Assunta Corbo per avermi guidato nel ripercorrere ricordi e scelte, per aver in modo leggero e allo stesso tempo delicato scavato nel mio passato e nel mio mondo privato, facendo emergere ancora una volta i miei valori e il mio impegno a portarli nel mondo. Riporto la risposta, per sottolinearne l’importanza per me, all’ultima domanda che mi ha fatto a conclusione dell’intervista: “Qual è stata la più grande lezione della vita?” La vita fin qui mi ha insegnato che senza relazioni e condivisione puoi avere tutto, ma sei destinato alla tristezza e alla rabbia. La relazione è lo spazio della vita, è quello spazio vitale in cui può avvenire la crescita. Quindi, relazioniamoci!
Episodio 185 – Relazioni difficili, domande e risposte

Episodio 185 – Relazioni difficili, domande e risposte

Che cosa significa relazione difficile? Cosa vuol dire vivere relazioni difficili? Quali sono, invece, le relazioni facili? Le difficoltà sono in realtà l’essenza delle relazioni, sono insite nelle relazioni. Possiamo dire che non esistono relazioni che non abbiano difficoltà. Accade spesso però che individuiamo la difficoltà nell’altro: i problemi sono legati a come l’altro si comporta, a cosa dice, a come ci tratta…noi ci escludiamo come parte del problema e ci consideriamo solovittime. Questo ci impedisce di lavorare sulle nostre relazioni per superare le difficoltà. Ognuno di noi ha dei copioni relazionali ed agisce in base ad essi. I nostri copioni nascono dalla nostra paura, in particolare dalla paura di soffrire. Si tratta di una paura che si sviluppa nell’infanzia e che ci portiamo dietro, relegandola nell’inconscio, per la nostra vita. La paura di soffrire poi si trasforma in meccanismi di difesa. I sistemi di difesa alimentano le convinzioni. Quindi i nostri comportamenti sono conseguenza di queste convinzioni inconsce dettate dalla paura e dai sistemi di difesa. La nostra paura di soffrire che origina tutto questo sistema è un muro per la nostra libertà di espressione, però più abbiamo paura, meno ci esprimiamo e più soffriamo. Alimentare la nostra paura, alimenta la nostre sofferenza. Il punto di partenza necessario per poter iniziare un lavoro di consapevolezza su noi stessi rispetto a questi meccanismi è iniziare a vedere i nostri copioni, i nostri schemi ripetitivi e successivamente capire quali sono le difese che alziamo ed infine arrivare a comprendere quali sono le nostre convinzioni di fondo inconsce. Possiamo vivere le nostre relazioni difficili come un’opportunità per lavorare su noi stessi e come grande possibilità di evolvere. Le nostre relazioni possono essere sanate se siamo disposti a vivere una quota di sofferenza necessaria, a vivere l’esperienza della relazione ammettendo anche la possibilità di soffrire e di dover affrontare le difficoltà. E tu, quanto sei disposto a impegnarti nelle tue relazioni?
Episodio 181 – Come riconoscere i desideri dell’ego

Episodio 181 – Come riconoscere i desideri dell’ego

I desideri dell’ego sono tre: *aspettative: le aspettative sono idee su come la vita dovrebbe essere. Sono delle pretese. L’ego vive di proiezioni, non vive nel presente, ma vive di immagini mentali. Noi siamo pieni di aspettative. La cultura ci fornisce tutta una serie di immagini della nostra vita, impostate e predefinite, che ci aspettiamo (e pretendiamo) si realizzino esattamente come vogliamo noi. L’ego imposta, in questo modo, le delusioni perché basa la vita sulle illusioni. Le aspettative sono delle ambizioni, qualcosa che erroneamente crediamo dovrebbe e debba esserci garantito nel corso della vita. Questo ci procura sofferenza inutile, che nasce proprio dal conflitto, dallo scontro delle pretese egioche con la realtà. L’ ego non conosce la legge principale della vita, quella del causa-effetto e combatte con la realtà a causa di questo. *Ambizione alla felicità: paradosso: il desiderio di felicità origina rabbia e sofferenza perché il nostro ego ci fa mettere le sue regole alla felicità, i suoi vincoli…sarò felice se, solo quando…tutte le condizioni che mettiamo alla felicità la rendono impossibile. Inoltre noi vediamo la felicità come evitamento del dolore e quindi diventa impossibile da realizzare, perché è impossibile eliminare il dolore. L’ego prende la realtà, la divide in due, e vuole, senza sforzo, raggiungere la felicità, l’amore, eliminando la sofferenza. L’ego si aspetta la felicità all’esterno. Scarica la responsabilità sull’altro se non raggiunge questa felicità. Possiamo aspirare, ambire alla felicità, staccandoci però dall’IDEA della felicità che ci siamo creati. *Autostima: è un giudizio su noi stessi, una costante valutazione su noi stessi, che facciamo dipendere dalla considerazione che gli altri ci danno. L’ego vive per essere applaudito, osannato dall’altro, vive di riflesso al riconoscimento che ottiene e se questo gli viene a mancare si sente fallito. Il fallimento rappresenta per l’ego una esperienza drammatica, perché mina l’immagine ideale di noi stessi che abbiamo creato, dando origine alla nostra maschera, alla quale l’ego è molto attaccato. In che modo possiamo illuminare il nostro ego? Possiamo farlo praticando la flessibilità (riconoscendo le nostre rigidità), il non attaccamento (capacità a lasciar andare), l’accettazione e l’apertura (la capacità ad accogliere la vita per come è, non per come immaginiamo che debba essere), il vivere nel presente. Chiediamoci: vogliamo continuare a vivere sotto il dominio del nostro ego oppure vogliamo iniziare a vederlo?