Episodio 182 – Come sviluppare la libertà interiore? (prima parte)

Episodio 182 – Come sviluppare la libertà interiore? (prima parte)

La libertà è un tema molto ampio. È qualcosa di cui è necessario fare esperienza, per poter essere compresa. È uno stato mentale, oltre che fisico. Parliamo, in questo video, con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, di libertà intesa come liberazione, così come se ne parla nel buddismo: si tratta di libertà interiore, di coltivare le nostre qualità, di affinare il nostro potere di osservazione, la nostra fiducia, la dedizione, la pazienza e tutte quelle qualità mentali che portano alla liberazione, senza dover necessariamente applicare delle etichette. Coltivare queste nostre qualità rende la mente meno rigida, più malleabile e più presente. Ma cosa è la libertà interiore? Avere libertà interiore vuol dire essere a proprio agio in qualsiasi situazione. È una qualità che va allenata e questo può essere possibile anche attraverso la pratica di meditazione. La pratica può aiutare ad affinare l’osservazione della mente e a disidentificarci da essa e dai pensieri. Molta della nostra sofferenza, infatti, è dovuta proprio al fatto che coltiviamo ed alimentiamo stati negativi. È la nostra identificazione con i pensieri che ci fa restare attaccati all’ego. Se ci fermiamo ad osservare, però, vediamo che non abbiamo controllo e quindi i pensieri non sono nostri. Non sono frutto del causa ed effetto. Non c’è niente di personale. Noi, però, ci spaventiamo difronte a questo e siamo talmente identificati che ci chiediamo: chi sono senza i miei pensieri? Praticare vuol dire togliere energia a questi pensieri, che al 90% sono negativi, ripetitivi e automatici. Osservandoli possiamo vederli per quello che sono (solo pensieri e non la realtà) e decidere cosa vogliamo coltivare, quali energie vogliamo portare a noi stessi e al mondo e in che modo vogliamo e possiamo farlo. Si parte dall’osservazione, dall’auto-osservazione. E ci si allena per accrescere il tempo e lo spazio da dedicare ad attraversare ciò che emerge per arrivare alla conoscenza di noi stessi, con coraggio, per iniziare, e con pazienza, per perseverare. E tu, quali stati vuoi coltivare?  
Episodio 181 – Come riconoscere i desideri dell’ego

Episodio 181 – Come riconoscere i desideri dell’ego

I desideri dell’ego sono tre: *aspettative: le aspettative sono idee su come la vita dovrebbe essere. Sono delle pretese. L’ego vive di proiezioni, non vive nel presente, ma vive di immagini mentali. Noi siamo pieni di aspettative. La cultura ci fornisce tutta una serie di immagini della nostra vita, impostate e predefinite, che ci aspettiamo (e pretendiamo) si realizzino esattamente come vogliamo noi. L’ego imposta, in questo modo, le delusioni perché basa la vita sulle illusioni. Le aspettative sono delle ambizioni, qualcosa che erroneamente crediamo dovrebbe e debba esserci garantito nel corso della vita. Questo ci procura sofferenza inutile, che nasce proprio dal conflitto, dallo scontro delle pretese egioche con la realtà. L’ ego non conosce la legge principale della vita, quella del causa-effetto e combatte con la realtà a causa di questo. *Ambizione alla felicità: paradosso: il desiderio di felicità origina rabbia e sofferenza perché il nostro ego ci fa mettere le sue regole alla felicità, i suoi vincoli…sarò felice se, solo quando…tutte le condizioni che mettiamo alla felicità la rendono impossibile. Inoltre noi vediamo la felicità come evitamento del dolore e quindi diventa impossibile da realizzare, perché è impossibile eliminare il dolore. L’ego prende la realtà, la divide in due, e vuole, senza sforzo, raggiungere la felicità, l’amore, eliminando la sofferenza. L’ego si aspetta la felicità all’esterno. Scarica la responsabilità sull’altro se non raggiunge questa felicità. Possiamo aspirare, ambire alla felicità, staccandoci però dall’IDEA della felicità che ci siamo creati. *Autostima: è un giudizio su noi stessi, una costante valutazione su noi stessi, che facciamo dipendere dalla considerazione che gli altri ci danno. L’ego vive per essere applaudito, osannato dall’altro, vive di riflesso al riconoscimento che ottiene e se questo gli viene a mancare si sente fallito. Il fallimento rappresenta per l’ego una esperienza drammatica, perché mina l’immagine ideale di noi stessi che abbiamo creato, dando origine alla nostra maschera, alla quale l’ego è molto attaccato. In che modo possiamo illuminare il nostro ego? Possiamo farlo praticando la flessibilità (riconoscendo le nostre rigidità), il non attaccamento (capacità a lasciar andare), l’accettazione e l’apertura (la capacità ad accogliere la vita per come è, non per come immaginiamo che debba essere), il vivere nel presente. Chiediamoci: vogliamo continuare a vivere sotto il dominio del nostro ego oppure vogliamo iniziare a vederlo?
Episodio 180 – Cosa sono i bisogni

Episodio 180 – Cosa sono i bisogni

Ognuno di noi è spinto dai propri bisogni infatti i bisogni sono l’energia più forte che ci guida. Quando non siamo consapevoli dei nostri bisogni agiamo spinti da forze che non consociamo e comprendiamo, quindine siamo spaventati. È necessario partire dai bisogni per far funzionare il sistema UOMO, per poter vivere al meglio e accrescere il nostro benessere. Ma cosa sono i bisogni? Per poter comprendere cosa è un bisogno, dobbiamo considerarne i 4 elementi caratterizzanti: • MANCANZA: quando parliamo di bisogni, parliamo sostanzialmente di una mancanza: abbiamo bisogno di qualcosa poiché non ce l’abbiamo o non ne abbiamo a sufficienza. • IMPORTANZA: non sentiamo la mancanza di qualsiasi cosa non abbiamo o non abbiamo a sufficienza, ma di quello che per noi è indispensabile, ovvero necessario, quindi importante. • PERCEZIONE: il punto di vista psicologico aggiunge un dettaglio importantissimo, che è quello della percezione: il bisogno è correlato alla nostra percezione, ovvero a quello che noi riconosciamo, individuiamo come un bisogno, cioè, come una mancanza di ciò che ci è necessario per il nostro benessere. • DESIDERIO: bisogni e desideri sono strettamente legati tra di loro: il desiderio è un sogno, un’aspirazione, un’ambizione che vogliamo raggiungere, realizzare, concretizzare. Quindi, nella dimensione del bisogno, il desiderio, ancora una volta, è una attrazione a qualcosa che non abbiamo. L’aspetto legato alla percezione è di fondamentale importanza, in quanto accade spesso che ciò che percepiamo come bisogno non è un vero bisogno. E proprio per questo non possiamo soddisfarlo e proviamo malessere e sofferenza. Relativamente ai nostri bisogni commettiamo alcuni errori che ci impediscono di soddisfarli e quindi generano in noi insoddisfazione, rabbia e frustrazione: 1) non sentirli: spesso li neghiamo, li soffochiamo, li reprimiamo, per difesa. 2) Non riconoscerli: sentiamo la spinta del bisogno, cioè stiamo male, proviamo malessere, ma non riusciamo a dare un nome al nostro sentire. 3) Non esprimerli: pensiamo di esprimerli, ma non ne siamo capaci, non sappiamo farlo. 4) Esprimerli male: non sappiamo farlo in modo efficace e costruttivo, diamo per scontato e non esplicitiamo. Non esprimiamo e poi attacchiamo, questo genera conflitto. 5) Non occuparsene: i veri bisogni sono quelli di cui ci possiamo occupare, se deleghiamo agli altri o pretendiamo da altri sono falsi bisogni. Se impariamo a sentirli, riconoscerli, esprimerli, allora possiamo occuparci dei nostri bisogni e aumenterà il nostro benessere. Il passo fondamentale è partire da noi, iniziare a conoscerci e a curare la relazione con noi stessi. E tu, conosci i tuoi bisogni? Quali sono i tuoi veri bisogni?
Episodio 178 – Come gestire i momenti difficili

Episodio 178 – Come gestire i momenti difficili

Come gestisci le difficoltà? Come gestire i momenti difficile della vita? Quali sono le emozioni che ti accompagnano nei momenti difficili? Qual è il tuo atteggiamento quando vivi situazioni difficili? Capita ad ognuno di noi di vivere delle difficoltà ed ognuno ha un proprio modo di provare a superarle; ognuno di noi cerca di reagire come può e come sa per poter superare i momenti difficili nel miglior modo possibile. Cosa possiamo fare per gestire al meglio questi momenti? Vi sono quattro passi che possono aiutarci a vivere il momento della difficoltà in modo costruttivo ed evolutivo. Il primo passo è costituito dall’esame di realtà: quando stiamo vivendo un’esperienza dolorosa e difficile possiamo ritornare ai dati di realtà, a ciò che sta accadendo davvero, non alla percezione che abbiamo noi di ciò che sta accadendo. Questo consente di avere la lucidità per affrontare al meglio le nostre difficoltà. Il secondo passo è l’acquisizione di padronanza emotiva: avere padronanza emotiva vuol dire evitare il pendolo tra negare le emozioni oppure controllarle. La padronanza è diversa dal controllo. Vuol dire sentire l’emozione, riconoscerla, accoglierla, padroneggiarla, saperla gestire, ma solo dopo averla riconosciuta e accolta. In questa fase è importante imparare a distinguere tra emozioni di primo livello ed emozioni di secondo livello. Il terzo passaggio è trovare la centratura: come facciamo a capire che non siamo centrati? Quando viviamo solo emozioni negative e basta. In questo caso siamo totalmente in balia della nostra mente. Cosa possiamo fare? Respirazione controllata-meditazione-preghiera-relazioni…ci prendiamo la responsabilità di occuparci della nostra centratura. La centratura è essere presenti a se stessi, stare nel momento con l’emozione che c’è. Non avere la pretesa di controllare tutto e di cacciare via le emozioni spiacevoli. Il quarto passo consiste nel dirigere con padronanza il condominio interno: dentro di noi ci sono tante parti, ognuna con le proprie esigenze, con le proprie emozioni, con le proprie ragioni; ci sono le parti giudicanti, la parte spaventata, la parte arrabbiata, la parte pessimista…possiamo ascoltarle ma non andargli dietro. Infine, il passo più difficile, ma allo stesso tempo necessario è l’ affidamento, il mollare il controllo, accogliere ed accettare la realtà per quella che è. Qual è il passo per te più difficile da concretizzare?
Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

In questo video abbiamo approfondito l’argomento del lasciare andare rispondendo alle domande. Ci sono due domande fondamentali che ruotano intorno al lasciare andare: Come riempire il vuoto? Come affrontare la paura di lasciare andare? Il lasciare andare è fortemente legato alla libertà, nostra e degli altri. Sostanzialmente è un processo che avviene dentro di noi e che non necessariamente deve coinvolgere l’altra persona. Tutto questo processo gira intorno alla paura: lasciare andare genera paura. E si arriva a voler difendere la propria immagine, il proprio ego. Ogni passo del lasciare andare è strettamente legato ad una particolare paura. Affrontando le paure, accogliendole e divenendone consapevoli, possiamo arrivare a comprendere che ciò che lasciamo andare è davvero nostro per sempre; ciò a cui restiamo attaccati, invece, ci controlla.
Episodio 172 – Lasciare andare: domande e risposte

Episodio 171- Lasciare andare per imparare ad accogliere

5 cose da fare per lasciare andare Cosa vuol dire lasciare andare? Quali sono i passaggi necessari a lasciare andare? Perché lasciare andare? Lasciar andare richiede calma, apertura e disponibilità. Generalmente lasciare andare produce dentro di noi la paura per qualcosa che non conosciamo. Lasciare andare vuol dire anche fare spazio. Vorremmo qualcosa di nuovo, ma non abbiamo spazio interno, perché siamo aggrappati a quello che abbiamo. Per questo non riusciamo a lasciare andare. Tutto ciò che non è più utile, funzionale, che non ci fa bene, che è di ingombro, occupa solo spazio ed è fondamentale imparare a lasciarlo andare. Può capitare che ci ripetiamo che non ci riusciamo; ma qui entra in gioco la nostra volontà: lasciar andare richiede un atto di volontà da parte nostra. Quali sono i passaggi per imparare a lasciare andare? 1) Riconoscere gli attaccamenti: se non sappiamo quali sono i nostri attaccamenti, non sappiamo cosa lasciare andare; sentiamo la sensazione di pesantezza, di insoddisfazione, debolezza, ci sentiamo sfiancati, ma non sappiamo cosa è che ci fa stare così. Per rintracciare i nostri attaccamenti, chiediamoci: a cosa sto restando attaccato? A cosa penso spesso? Su cosa la mia mente va in automatico? Quali sono i pensieri che emergono automatici durante la giornata? 2) Rintracciare il vantaggio: Noi siamo fatti di parti, qual è la parte che vuole lasciare andare? Quali sono invece le altre parti che non vogliono lasciare andare? Molte parti di noi si aggrappano a qualcuno o qualcosa, perché ogni parte vede in un determinato modo e le parti di noi che non vogliono mollare, vedono un vantaggio nel non farlo. Chiediamoci, dunque, quali sono i nostri vantaggi nel non mollare? Restare attaccato alla storia, alla persona, al pensiero o alla convinzione che vantaggio mi da? Restare attaccati ci da sicurezza e lasciare andare richiede responsabilità, rischio, paura e noi tendiamo sempre al beneficio, a quello che ci sembra una cosa buona per noi. 3) Fare spazio per accogliere: la paura nel mollare è paura del vuoto. Modificando questa visione, cioè se lascio andare sento il vuoto, noi ci focalizziamo solo sulla mancanza di qualcosa, sullo spazio da riempire. E il vuoto ci fa paura: resta un buco. Modificare il linguaggio dicendo “faccio spazio”, “lascio andare per fare spazio, per accogliere” ci fa concentrare sul nuovo, sull’accogliere la novità. Cambia completamente la visione e la percezione delle cose. Chiediamoci: che cosa è ingombrante dentro di me? Cosa è che oggi è inutile a cui dedico energia, pensieri? 4) Imparare ad affidarci: abbiamo paura perché abbiamo il bisogno di controllare. Non riusciamo ad affidarci alla vita. Per lasciare andare è necessario fare un atto di fede, provare fiducia. Fare piccole cose senza avere il controllo di tutto. 5) Accettare e accogliere: spesso l’attaccamento a qualcosa o qualcuno è perché non riusciamo ad accettare che è passata, che una cosa è finita. Non riusciamo ad accettare che l’impermanenza è una legge fondamentale della vita: tutto cambia. Come si fa ad accettare? Accettare è un atto di volontà. Accettare si fa accettando. Accettare vuol dire accontentarsi, nel senso di essere contento, di farsi contento di ciò che c’è.