Episodio 168 – Ritrovare la forza interiore: scopri la vera autostima

Episodio 168 – Ritrovare la forza interiore: scopri la vera autostima

Cosa è la forza interiore? Da dove possiamo attingere la nostra forza interiore? E quanto siamo consapevoli di come la disperdiamo? Una delle spinte principali che abbiamo ricevuto sin da quando eravamo piccoli e che la società in cui viviamo ci propone costantemente, è: devo essere forte. Ma la forza, in una società come la nostra, è in realtà è spesso l’elogio della debolezza umana: essere forti vuol dire primeggiare, essere competitivi, vincere, essere i migliori. Così leghiamo il concetto stesso dell’autostima, della fiducia in noi stessi all’essere sempre competitivi e a surclassare gli altri: abbiamo stima in noi se dimostriamo di essere migliori degli altri. Ma è davvero questa la vera forza? È questa la vera autostima? Davvero quando non possiamo e non sappiamo perdere vuol dire che siamo forti? Questa è riconosciuta come forza, ma si tratta di forza esteriore: riusciamo ad ottenere ciò che ci prefiggiamo, ma non rispecchia la nostra forza interiore. Sprechiamo, infatti, la nostra forza interiore e ci lamentiamo di sentirci deboli. E come possiamo contattare ed esprimere la nostra vera forza interiore? La forza interiore è una forza spirituale, che attinge alla nostra coscienza, alla consapevolezza, che è la libertà interiore, è spiritualità, è libertà dall’oppressione della propria mente. Quando siamo schiavi della mente, ovvero per la maggior parte del tempo, ci sentiamo sempre deboli e schiavi e incolpiamo di questo malessere l’esterno. Disperdiamo energia e sprechiamo la forza interiore. Come? In tre modi, principalmente: *Guardarsi allo specchio: quando non attingiamo alla nostra forza interiore e siamo concentrati all’esterno, vediamo un immagine di noi stessi deformata dal giudizio. La forza interiore, invece, è la capacità di guardarci allo specchio in maniera non giudicante. Non sempre siamo consapevoli del nostro giudizio verso noi stessi, ma ne subiamo comunque gli effetti. Non è un giudizio esplicito, ma si palesa nel fatto che non accogliamo alcuni aspetti di noi in modo amorevole. Non abbiamo ancora accettato delle parti di noi. Cosa fare? Vedere quella parte di noi che non rispecchia il nostro sè ideale e integrarla; guardare a noi stessi senza la categoria ok/non ok, capace/incapace. Per capire i nostri giudizi interni, possiamo notare quali giudizi esterni ci colpiscono. *Sprechiamo la nostra forza interiore in battaglie inutili: in genere, crediamo che l’idea di forza coincida con l’idea di combattere, di fare battaglie. Che guerre alimentiamo? Che guerre combattiamo tutti i giorni? Le guerre contro il passato, contro quello che non esiste più, che ci toglie energie nel presente. Le guerre per cambiare gli altri: voglio fare capire, volere che l’altro faccia o dica etc.; le guerre contro la vita: opporsi alla vita, dire no alla vita vuol dire avere sempre la mente che ti trasmette la vita ideale, la vita come dovrebbe essere; ma la vita è diversa. La vita ha componenti di piacere e componenti di sofferenza. E se non coltiviamo il coraggio di accettare con il giusto distacco quello che arriva, saremo sempre sopraffatti e in guerra con la vita stessa. *Esprimersi e mostrarsi: quando non abbiamo forza interiore , abbiamo difficoltà ad esprimerci e mostrarci per quello che siamo: avanti c’è la maschera, dietro ci sono le vere emozioni che proviamo. Quante volte ci mostriamo a noi stessi? Rifiutiamo le nostre stesse emozioni e non dandoci il permesso di provarle, non ci esprimiamo. Al contrario, la forza interiore è capacità di esprimersi e di mostrarsi agli altri, esattamente per quello che siamo. E tu, quali ostacoli metti alla tua forza interiore?
Episodio 166 – Interno ed esterno: due mondi allo specchio

Episodio 166 – Interno ed esterno: due mondi allo specchio

Che relazione c’è tra mondo interno e mondo esterno? Quanto sei consapevole che il nostro mondo esterno è lo specchio del mondo interno? Questo ha un riscontro concreto nella realtà quotidiana, non solo a livello personale delle nostre relazioni più intime, ma anche al livello più allargato della società in cui viviamo. Questi due mondi, infatti, mondo interno e mondo esterno, sono in stretta correlazione tra loro e si influenzano a vicenda. Sono l’uno lo specchio dell’altro. Pertanto, le nostre reazioni, le emozioni confuse, le relazioni che costruiamo sono il riflesso di ciò che ci portiamo dentro. Molto spesso, ci capita di fare il pendolo tra i due estremi: o ci concentriamo sul mondo interno (guardo solo dentro di me, è solo colpa mia, devo fare io, etc.) oppure riversiamo tutto sul mondo esterno (guardo solo fuori di me, è tutta colpa dell’altro, del mondo esterno). L’equilibrio è nella relazione: in che relazione sono mondo interno e mondo esterno? Quando ci focalizziamo sul mondo esterno, siamo convinti che ci condiziona ed aliena…in realtà, ciò che accade all’esterno aggancia qualcosa che abbiamo dentro. Ci colpisce come una freccia scagliata proprio contro di noi. In realtà, se non ci fosse l’obiettivo dentro di noi pronto ad essere colpito, la freccia cadrebbe a terra senza produrre danni, senza produrre effetti. Per fare degli esempi, per vedere come ciò che c’è nel mondo esterno si ripercuota internamente, basta pensare a qualche meccanismo dei grandi sistemi che ci circondano e che, in qualche modo si riflettono dentro di noi. In particolare, pensiamo alle serie TV, a Netflix e simili: ci nutriamo dell’illusione, dell’idealizzazione di quello che vediamo, di quello che consumiamo in modo vorace, che genera dentro di noi, rabbia e depressione in quanto ci porta a confrontare la nostra realtà, la nostra vita, con quella delle serie tv, che ci sembra inarrivabile. Questo produce insoddisfazione, che genera vergogna e rabbia. Allo stesso modo anche Amazon, non come commercio on-line, ma come struttura, come meccanismo di funzionamento, aggancia delle parti bambine di noi, che vengono colpite, perché desiderose di avere tutto e subito, tutti i desideri realizzati con un click! Ma nella realtà quotidiana, ogni desiderio non è a portata di click. Ed ecco che siamo, ancora una volta insoddisfatti ed arrabbiati. Anche nella politica riversiamo la rabbia, senza renderci conto di quanto per primi noi, nel nostro mondo interno e con le nostre parti interne, non siamo dei buoni governanti di noi stessi! Come gestiamo il nostro paese interno? Facciamo davvero l’interesse del nostro mondo interno? Oppure facciamo l’interesse delle nostre parti più forti? Concentrandoci su come vogliamo apparire, forti, belli, super attivi, sempre sul pezzo. Alcune nostre parti interne, in questo modo, non hanno più nutrimento e quindi soffriamo. Così vale anche per la finanza: sta divorando il mondo. Gestisce l’economia che poi gestisce la politica. Cosa accade, però, dentro di me, nel mio mondo interno? Quante volte parliamo di investimenti affettivi? Il meccanismo è lo stesso della finanza: se io dico: ho investito tanto in questa relazione, vuol dire che ho messo la relazione allo stesso livello di una transazione, che voglio il mio ritorno, il mio guadagno; e se non c’è ritorno, sto male. Infine, l’altro. Spesso diciamo: l’altro mi schiaccia, mi domina, mi svaluta…ma tutto ciò che l’altro fa è la freccia che lui tira; cosa aggancia dentro di me? La paura di non essere abbastanza. Ogni freccia ha bisogno di un preciso bersaglio da colpire: la svalutazione che io attribuisco all’altro colpisce la mia svalutazione interna, la paura di non valere, quello che ognuno pensa di se stesso. Quindi, quando ci sentiamo colpiti da quello che proviene dal mondo esterno, possiamo chiederci: cosa colpisce dentro di me? A cosa si aggancia? Cosa sento? Dove sento? Quindi abbiamo la possibilità di divenire consapevoli dei nostri meccanismi interni e di intervenire su di essi. Questo produce in noi forza e libertà.
Episodio 164 – Meditazione ed Emozioni, con Fabrizio Giuliani.

Episodio 164 – Meditazione ed Emozioni, con Fabrizio Giuliani.

Con Fabrizio Giuliani, maestro di meditazione, abbiamo fatto una pratica meditativa e abbiamo approfondito alcuni degli aspetti fondamentali quando si effettua una pratica di questo tipo. La prima cosa importante è che, quando facciamo una pratica, vogliamo che il corpo comunichi che stiamo prestando attenzione al momento presente. Quindi è necessario strutturare il corpo per il momento presente, che significa mettersi in una posizione comoda, in modo da restare eretti, prestando attenzione al corpo e restando, allo stesso tempo, rilassati. Attraverso la pratica, noi possiamo allenare la mente a tornare al momento presente: di solito, siamo abituati ad andare al passato o immaginare il futuro. È difficile calmare la mente perché siamo abituati al pensiero. Crediamo, erroneamente, che la meditazione sia non avere i pensieri. Lo scopo della pratica, invece, è vedere come si comporta la mente, no non pensare. La distrazione è la pratica, perché diveniamo consapevoli che c’era quel pensiero. Lo scopo è essere consapevoli che c’è un pensiero, che c’è un respiro. Quando osserviamo possiamo accorgerci che stiamo pensando. Uno degli ostacoli alla pratica può essere l’irrequietezza: abbiamo troppa energia e non riusciamo a stare fermi: cosa fare in questo caso? Possiamo prestare attenzione proprio a questo desiderio di “scappare”: questo diventa la pratica. Attraverso la pratica possiamo imparare ad accogliere le emozioni e a comprendere il forte legame tra esse e i nostri pensieri: le emozioni di per sé non sono né belle né brutte e non hanno una dignità propria. Sono semplicemente energia che attraversa il corpo. Che ne facciamo di questa energia? O cerchiamo di bloccarla oppure possiamo lasciarla fluire e quindi accogliere l’emozione ed attraversarla. L’origine della sofferenza è proprio volere ciò non c’è e non volere ciò che c’è. La mente giudica l’oggetto che si presenta col pensiero. Se è positivo lo vogliamo trattenere, se è negativo ce ne vogliamo liberare. in realtà, tutto è impermanente e attaccarci o rifiutare genera sofferenza. Più lo vediamo più la sofferenza diminuisce. La nostra vita emotiva è più fluida. L’accettazione avviene con l’esperienza. Essendo i testimoni benevoli di ciò che accade. Benevoli significa proprio che non ci attacchiamo e non respingiamo le emozioni e quindi i pensieri. Occorre praticare: se alleniamo la consapevolezza, allora i tempi per l’accettazione si riducono e anche la sofferenza diminuisce. E tu, quanto sei disponibile a fare pratica di consapevolezza? Fammi sapere nei commenti, Antonio Di seguito ti lascio i contatti di Fabrizio Giuliani per continuare a seguire i suoi insegnamenti e fare pratica insieme. Canale You Tube: https://www.youtube.com/channel/UCsdK…​ Sito Internet: https://mindfulnesspigneto.com/​
Episodio 159 – Fiducia: e se comincio a dubitare?

Episodio 159 – Fiducia: e se comincio a dubitare?

Quando parliamo di fiducia, dobbiamo, tra le altre cose, prendere in considerazione una componente fondamentale: il dubbio. Qual è il rapporto tra il dubbio e la fiducia? La fiducia è una condizione interna, che noi rendiamo rara perché cerchiamo di costruirla con qualcosa di esterno. Per questo arriva il dubbio, a minare la nostra fiducia. Dubitare vuol dire mettere in discussione qualcosa che sentiamo come vero; non credere a qualcosa che sentiamo essere una verità, cioè rifiutarsi di credere alla verità. Qui entra in gioco il controllo. Dubitando e cercando di eliminare il dubbio dentro di noi, cerchiamo di mantenere il controllo. Quando abbiamo un dubbio, infatti, cerchiamo dei dati che possano eliminarlo e fornirci la certezza per uscire dal dubbio. In realtà, più cerchiamo certezze più si alimenta il dubbio. La certezza non ce l’avremo mai. Perché proviamo a risolvere con dati esterni qualcosa che è interno. Il dubbio utile è quello su cui possiamo agire e intervenire. Quando possiamo verificare, dare una risposta veritiera e possiamo agire sul dubbio in modo concreto. Il dubbio inutile invece no. Più cerchiamo di risolvere il dubbio, più lo alimentiamo e proviamo paura, ansia e preoccupazione. La convinzione di fondo che c’è dietro al dubbio è che potrò fidarmi solo quando non avrò più dubbi e, viceversa, non avrò più dubbi quando potrò fidarmi. Ed è per questo che nelle relazioni la situazione si complica: perché nella relazione, se dubito cercherò conferme dall’altro, minando le basi della fiducia. Cosa possiamo fare, allora? Possiamo partire dal chiederci: che relazione abbiamo noi con il dubbio? Poiché è impossibile eliminare i dubbi, possiamo intervenire sul come noi siamo in relazione col dubbio, con le emozioni legate al dubbio, con i bisogni che ci sono dietro, nella consapevolezza che i dubbi vengono dal nostro sé inferiore, dal nostro ego, mentre la fiducia viene dal sé superiore, dall’anima. E tu, che relazione hai con il dubbio?
Episodio 158 – Fiducia: lascia andare il controllo

Episodio 158 – Fiducia: lascia andare il controllo

Cosa vuol dire avere fiducia? In che modo possiamo farne esperienza e costruirla? Cosa, invece, ci spinge a voler mantenere il controllo? Cosa è la fiducia? Per poter comprendere cosa sia la fiducia è necessario partire da una distinzione fondamentale tra fiducia intesa come pretesa e richiesta di certezza (e quindi controllo) e fiducia intesa come apertura, come capacità di aprirsi agli altri, mostrarsi nelle proprie fragilità, che si concretizza sostanzialmente nel conoscersi e farsi conoscere. La fiducia secondo la prima accezione è un tipo di fiducia infantile: vogliamo prima essere certi che l’altro non tradirà la nostra fiducia e poi decidiamo di fidarci o meno; questo vale anche nei nostri confronti: vogliamo essere certi di riuscire, di non fallire, etc.; solo in quel caso avremo fiducia in noi stessi; è una fiducia che richiede controllo e continue verifiche, e che non ammette disconferme. Anche nelle relazioni con gli altri, la fiducia è fondamentale. Senza fiducia, infatti, non c’è relazione: quando non c’è fiducia, diamo credito a ciò che pensiamo piuttosto che alla verità dell’altro. Alziamo un muro, viene meno il contatto, ci isoliamo, e, praticamente, non siamo in relazione. Perché non ci fidiamo? Perché, nell’infanzia, abbiamo avuto esperienze tali per cui oggi non abbiamo fiducia: abbiamo idealizzato le nostre figure di riferimento e ne siamo stati delusi, quindi proviamo sfiducia. Come possiamo spostarci, allora, verso una maggiore fiducia? Occorre partire dalla conoscenza di noi stessi e guardarci con onestà, con verità, con benevolenza, con la consapevolezza che nella nostra umanità abbiamo anche parti che ci piacciano poco e a partire da questo, imparare a costruire la fiducia. La fiducia, infatti, si costruisce. Può arrivare, senza dubbio, la delusione e ciò che si è costruito viene perso. Questo accade perché all’inizio noi vogliamo vedere solo il se superiore (illusione) ma non vogliamo vedere il se inferiore, l’ego; imparare a fidarsi vuol dire però essere aperti agli errori, nostri e degli altri. Vuol dire imparare a guardare a se stessi, ai propri difetti. Questo ci consente di fidarci di noi e quindi di portare la nostra fiducia nelle relazioni. Infatti, nelle relazioni noi mostriamo le nostre relazioni interne. La fiducia che ho dentro posso portarla nella relazione con gli altri. Quindi il primo passo è quello di guardare a noi con onestà, sia nelle nostre parti egoiche che in quelle “animiche”: siamo l’intero. Quando ci vediamo per come siamo è difficile che non abbiamo fiducia in noi stessi e quindi negli altri. Accogliendo con fiducia quello che emerge alla luce della nostra umanità. Ed ora, rendiamo pratico ciò che abbiamo detto. Al link trovi uno schema che ti consentirà di lavorare concretamente, secondo le indicazioni illustrate nel video, sulla tua incertezza, sull’illusione del controllo e su come poter cambiare atteggiamento e andare verso la fiducia. https://drive.google.com/file/d/1hzGS1FjhXXj6qUeHPhT2pZZpCdZtjPRp/view
Episodio 153 – Parlare bene per pensare bene: quali ostacoli?

Episodio 153 – Parlare bene per pensare bene: quali ostacoli?

Hai mai fatto caso alle parole che utilizzi quando ti esprimi? Ti sei mai soffermato a notare quanto sia astratto il tuo linguaggio e a quante volte non esprime esattamente ciò che hai vissuto? Il nostro modo di parlare spesso è riflesso di un disordine interno e questo genera dei pensieri sfumati e confusi, finanche distorti. Accade spesso che siamo prigionieri della nostra mente. Cosa significa? E cosa c’entra il nostro pensiero-linguaggio? Come fa la nostra mente ad imprigionarci? La mente è uno degli strumenti più importanti, utili, funzionali che abbiamo per rendere la nostra vita più piena, per essere più flessibili e adattarci all’ambiente. Come mai allora questo potente e utilissimo strumento spesso ci imprigiona? Cosa è che la mente fa per renderci schiavi? Noi apprendiamo attraverso il pensiero-linguaggio, che ci premette, secondo un principio di economia in base al quale funziona la mente, di non dover apprendere nuovamente qualcosa che abbiamo già appreso. Il nostro apprendimento avviene applicando dei filtri necessari, ovvero dei processi di apprendimento necessari agli individui, per semplificare e velocizzare le scelte ed i comportamenti. Questi processi sono la cancellazione, la generalizzazione e la distorsione. Come li applichiamo per l’apprendimento di semplici comportamenti, allo stesso modo li utilizziamo nelle relazioni e per l’ apprendimento di comportamenti relazionali. Per cui, attraverso questi processi, trasformiamo l’esperienza che abbiamo vissuto e che stiamo comunicando (cancellando alcune parti, generalizzando degli aspetti, distorcendo/interpretando dei significati) in un’esperienza completamente diversa, che, però, diventa la nostra esperienza di riferimento. Cosa possiamo fare allora per mettere ordine nei pensieri? Possiamo prestare attenzione al nostro linguaggio, alle parole che utilizziamo. In particolare, possiamo fare attenzione ai termini che, nel metamodello, vengono definiti ‘universali’( tutti, nessuno, sempre, mai, etc) e ai verbi e sostantivi aspecifici, cioè vaghi e astratti (vorrei più serenità, sto male, mi ferisci, etc.) Per indagare i nostri pensieri occorre farci queste domande: *cosa intendo precisamente per….? quando siamo difronte a verbi e sostantivi non chiari *chi, cosa, quando precisamente…?quando siamo difronte agli universali. Prestando attenzione al nostri pensieri e al nostro linguaggio, facendoci le domande giuste possiamo uscire dalla prigione della nostra mente.