da Antonio Quaglietta | Dic 1, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Le storie sono molto più di semplici narrazioni. Sono strumenti potenti che hanno il potere di trasformarci e plasmare il nostro modo di vedere il mondo. Le storie ci modificano e possiamo sfruttare questo potere per il nostro apprendimento e sviluppo personale. E’ molto importante scrivere la propria storia sotto forma di fiaba. Scrivere la fiaba della propria vita significa passare da un livello di lettura della propria storia superficiale ad una nuova consapevolezza: creare personaggi e simboli vuol dire aprire un mondo infinito. Si smuove dentro di noi un mondo. Come si scrive una fiaba? Il primo elemento da tenere in considerazione è che non ci devono essere persone, ma simboli. Animali, personaggi inventati, oggetti, qualcosa che non esiste, qualcosa che racchiuda dei significati. Quindi il resto viene automaticamente. Scrivere una fiaba vuol dire dialogare con l’inconscio (si parla per immagini, l’inconscio in questo modo evoca ricordi e immagini in modo diretto, senza la parte razionale). Superare le difese: quando scrivo la mia fiaba bypasso la razionalizzazione e le difese. Vuol dire andare oltre tutto ciò che il nostro inconscio considera “troppo” per noi. Accrescere identificazione e proiezione: mi identifico maggiormente nei personaggi e nei simboli che creo, acquisendo consapevolezza di nuovi punti di vista. Proiezione, invece, vuol dire che io posso proiettare nei vari personaggi tutte le parti di me. Attraverso la proiezione mettiamo ordine. Elaborazione emotiva: elaboro un livello emotivo molto più forte e più vero di quello che mi racconto e tirando fuori le mie emozioni posso elaborarle. Cosa accade? • C’è un distanziamento emotivo: riesco a raccontare la mia storia con una maggiore distanza emotiva. • Ristrutturazione narrativa: quando narriamo diamo una nuova cornice di riferimento a ciò che abbiamo vissuto. • Rafforzamento dell’identità: non siamo più vittima del racconto razionale della nostra storia che prima ci facevamo. • Creatività e flessibilità: quando scriviamo attiviamo la nostra parte creativa e diventiamo più flessibili perché cambia la nostra visione.
da Antonio Quaglietta | Nov 17, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Con un ospite speciale, Chantal Dejean, abbiamo affrontato il tema della relazione genitori-figli. La relazione genitori-figli è una delle relazioni fondamentali nella vita di ognuno. In questa relazione si cresce, ci si struttura e ci si trasforma. Il primo passo è strutturare la relazione con se stesso e la relazione di coppia. Poi possiamo entrare nella relazione con i propri figli. Quando possiamo dire che queste relazioni sono relazioni d’Amore? Le relazioni d’Amore sono quelle in cui si promuove la crescita, il rispetto delle libertà dell’ altro. Le relazioni di Amore sono funzionali all’apprendimento. Il vero amore, infatti, non è a servizio dell’ego. La nostra anima vuole relazioni che la spingano a crescere, a far emergere le virtù e i talenti. Quindi le relazioni sono una palestra. Le relazioni d’Amore sono faticose perché ci insegnano e sono piene di attriti costruttivi che fanno crescere ed evolvere. Sono relazioni che spingono a dare il meglio di noi. Quando abbiamo una buona relazione di coppia, allora possiamo costruire una buona relazione con i nostri figli. Le relazioni adulte però sono poche. Noi crediamo che l’altro debba rispondere ai nostri bisogni, riempire i nostri vuoti. La nostra sofferenza è legata a noi stessi e a quello che noi pretendiamo dall’altro. Una relazione disfunzionale è quando io tolgo libertà all’altro e l’altro a me. Nella relazione con i figli quello che è importante è riconoscere il figlio come qualcuno di esterno a noi e rispettare la sua libertà e dare l’esempio di ciò che desideriamo che loro siano e ciò che loro possano essere. I figli spesso vengono vissuti come una risoluzione delle nostre problematiche. Per questo si ribellano. E’ importante imparare a dare libertà e darsi libertà. È importante chiedersi se come genitori siamo a servizio dell’ego o dell’anima e puntare sempre alla crescita e all’evoluzione dei nostri figli.
da Antonio Quaglietta | Ott 20, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Come costruire le buone relazioni? Quali sono i punti fondamentali per riconoscerle? La relazione autentica non è misurata dal tempo trascorso insieme, ma dalla profondità dell’eco che lascia nell’anima. Per poter fare una valutazione rispetto alle nostre relazioni, se siano sane e nutrienti o tossiche e distruttive, il primo elemento da tenere in considerazione è comprendere quale parte di noi compie questa valutazione, cioè se è il nostro ego o la nostra parte adulta e animica. L’ ego ha i suoi criteri per dire che una relazione è sana che sono semplici, ma che non ci consentono di stare bene davvero, in quanto prevalentemente basati su pretese. Quali sono i criteri dell’anima? Che cosa è che ci fa stare bene davvero? Una relazione sana ha bisogno di connessione emotiva. In cosa consiste la connessione emotiva? Eccone i punti principali: • comprensione reciproca, ovvero la capacità di esprimere i propri sentimenti cercando di farsi comprendere dall’altra persona e di ascoltare i sentimenti degli altri; • apertura emotiva: capacità di mostrare le proprie emozioni, nonostante il timore del giudizio; • curiosità verso l’altro: cioè avere attenzione e desiderio a conoscere l’altro; • benessere condiviso: stiamo bene quando stiamo insieme? • Apprendimento condiviso: quanto andiamo avanti insieme? quanto cresciamo insieme? C’è scambio? • Presenza interiorizzata: sentire che dentro abbiamo le persone a cui vogliamo bene, anche quando non sono fisicamente con noi. Ma come si fa ad arrivare a questo livello di connessione emotiva? • Dialogo sincero: io sento…io penso… • Essere veri: mostrarsi per ciò che siamo, ciò che sentiamo, ciò che pensiamo…significa non fingere • Empatia attiva: mi impegno attivamente a sentire e capire come sta l’altro • Momenti condivisi: momenti in cui si vive davvero un’esperienza insieme • Fiducia condivisa: la possibilità di fidarsi dell’altro; • Rispetto dell’alterità: valorizzare e accettare le peculiarità dell’altro e comprendere che l’altro sente in modo diverso da me, pensa, crede, agisce in modo diverso da me e questo va rispettato. • Dedizione alla relazione: mettere impegno, energia e voglia in una relazione.
da Antonio Quaglietta | Giu 23, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), struttura dell’amore (posdcast)
Quante volte ci sentiamo stanchi e intrappolati nell’odio verso noi stessi? Desideriamo cambiare e imparare ad amarci davvero, ma non sappiamo come fare. L’amore è uno stato di coscienza. Amare se stessi vuol dire vedere serenamente e col cuore aperto tutti i proprio i limiti e partire dall’accettazione dei propri limiti con amorevolezza. Non si tratta di essere perfetti, ma si tratta di essere consapevoli di se stessi. Finchè aspiriamo a non sbagliare per amarci non riusciremo mai a farlo davvero. Quali sono i sintomi del non amore di sé? • Odio di sé: può essere esplicito (mi odio quando…) o implicito, inconsapevole (autosabotaggio, sentirsi inferiori o inadeguati; si riconosce dal non sapersi stare accanto, dal non riuscirsi ad incoraggiare); • Autoindulgenza: vuol dire non tenerci a stare bene, a dare il meglio; sono quei comportamenti che mettiamo in atto quando siamo troppo indulgenti o troppo giudicanti verso noi stessi. Questo vuol dire che non ci amiamo; • Negazione del sé inferiore: negare il nostro sé inferiore, non riesco a vedere il mio grande ego e lo nego; • Giustificazioni e accuse: perché abbiamo bisogno di giustificarci e accusare gli altri? Per Il timore di avere delle colpe e questo indica che siamo nell’amore condizionato. Questi sono filtri che non ci permettono di conoscerci, di vederci. E quindi di amarci. Come si arriva all’AMORE DI Sé? Attraverso questi passaggi: • conoscenza: l’amore presuppone conoscenza, di se stessi innanzitutto; • consapevolezza: la consapevolezza è analisi di ciò che accade, non è giudizio, ma feedback. Cosa evitare per accrescere la vera consapevolezza? Autoindulgenza e ipergiudizio, bisogna semplicemente guardare ed essere consapevoli di quello che accade dentro di noi. • Accettazione: non è rassegnazione (io sono così); accettazione vuol dire non negare quello che sta accadendo, senza filtri (giustificazione, accuse, proiezioni, etc.); • cura di sé: sapersi stare accanto: quali sono i momenti in cui vi prendete cura di voi stessi? • Crescita ed evoluzione: mi conosco, sono consapevole del mio mondo interno, accetto, mi prendo cura della parte di me che voglio cambiare e promuovo crescita ed evoluzione. Queste sono i punti fondamentali dell’amore di sé.
da Antonio Quaglietta | Mar 31, 2023 | Podcast, emozioni (posdcast), mente (podcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Il viaggio dell’Anima Quando comincia la Vita? E quando finisce? Qual è il nostro scopo? Attraverso il racconto della sua particolare esperienza, Chantal Dejean ci ha illustrato il viaggio che l’Anima compie durante la sua esistenza. Molto spesso ci troviamo a vivere una vita in modalità sopravvivenza: arranchiamo cercando di arrivare a fine giornata. Ma la Vita è tutt’altro. Essere vivi vuol dire essere un tutt’uno con la Vita e la Vita crea, è flusso ed impermanenza; si rinnova costantemente. Vivere è mettersi in gioco anche quando abbiamo una certezza. Le nostre paure ci portano invece a fossilizzarci, a tentare di cristallizzare i momenti, per non perdere ciò che abbiamo. Ma questo non è possibile nella Vita, che è invece flusso. Fossilizzarci ci impoverisce energeticamente. La ricchezza è uno stato interiore. Se siamo nella vita emaniamo bellezza. La fonte luminosa attirerà abbondanza; se ci fossilizziamo invece sulle nostre idee la vita smette di fluire e sposta la sua attenzione su qualcun’altro. Lo scopo della nostra esistenza è compiere la nostra missione: vivere e non sopravvivere. Quando cerchiamo di cristallizzare il tempo, andiamo contro la vita e soffriamo. La sofferenza è opporsi alla vita. Tutte le prove che ci troviamo ad affrontare hanno una matrice comune: la nostra crescita e lo sviluppo delle nostre qualità. Scegliamo di nascere per imparare. Il dolore si sviluppa quando non accettiamo una situazione. Dobbiamo imparare a trascendere il dolore: la vita si manifesta per noi e noi abbiamo il potenziale di farcela. Tutte le prove che viviamo sono al servizio del nostro risveglio. L’ego è la nostra missione, è la creta che abbiamo indossato, è assenza del flusso di vita, è una materia che si è dimenticata di se stessa. La vita si è sacrificata perché noi possiamo illuminare la materia per ricordarci chi siamo. l’obiettivo è trasformarci in un essere luminoso. L’ego è una materia che non si ricorda che vuol dire amare, creare, la compassione…Siamo qui per diventare un essere di luce. Dobbiamo spiritualizzare la materia. E possiamo farlo imparando ad essere autentici per creare un’alleanza tra anima ed ego.
da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Come si esce dalla dipendenza emotiva? La dipendenza emotiva rappresenta un grande ostacolo alla felicità, poiché ci impedisce di costruire delle relazioni intime, autentiche e adulte. Quando siamo nella dipendenza emotiva la paura e la convinzione di non meritare la felicità ci bloccano e siamo sempre più spaventati, confusi e dipendenti. La dipendenza emotiva nasce da un bisogno di approvazione. Si tratta di un bisogno di approvazione che si è creato nell’infanzia e che la nostra parte bambina porta avanti fino all’ età adulta. Cerchiamo, per soddisfare il bisogno, una fonte esterna sbagliata, credendo che l’altro possa risolvere i nostri bisogni. Però, nessuna fonte esterna può soddisfare il nostro bisogno. Proprio per questo iniziamo a forzare la nostra relazione. La relazione naturalmente avrebbe il suo corso, ma la persona dipendente vuole forzare la relazione. Quando forziamo la relazione non lasciamo andare la relazione come dovrebbe andare ma iniziamo a pretendere che deve andare come vogliamo noi. E tutto questo si traduce nell’espressione: tu mi devi amare. E lo pretendiamo in tanti modi diversi. Ma più forziamo, più l’altro se ne va. Siamo condizionati dall’immagine che ci siamo costruiti della relazione….il nostro inconscio si aspetta che sia l’altro a renderci felici. Ma nessuno ci può rendere felici…solo noi possiamo occuparcene. Il primo passo è riconoscere la nostra dipendenza e dare spazio alla parte bambina e ai suoi bisogni. La dipendenza emotiva può metterci in contatto con noi stessi, mostra le carenze e le pretese del nostro bambino. Ogni dipendenza indica che c’è una ferita, un area di miglioramento, da cui possiamo partire per lavorare su noi stessi. E man mano che ci avviciniamo a noi stessi, non abbiamo bisogno di dipendere da nessun altro.
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