da Antonio Quaglietta | Ott 21, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Cosa vuol dire dipendenza emotiva? In che modo ostacola la nostra felicità? La dipendenza emotiva ci procura una grande sofferenza. Per poter capire la dipendenza bisogna partire da un punto: la dipendenza emotiva nasce da un conflitto interno, da due forze che tirano in due direzioni opposte. Queste forze appartengono entrambe a noi, ma noi non siamo uno, con un’unica volontà, un’unica direzione, ma siamo fatti di diverse parti. Abbiamo, innanzitutto, una parte bambina e una adulta. La parte bambina è dipendente, impotente e centrata sul voglio: il bambino dipende dai genitori, da chi si occupa di lui, per il cibo, la protezione, per il piacere e per la sopravvivenza in generale. Ha bisogno di ricevere, più che di dare. L’adulto, invece, è interdipendente, responsabile e ha un equilibrio tra il dare e il ricevere, riesce a comunicare in modo assertivo; siamo tanto più adulti quanto più in una relazione abbiamo equilibrio, riusciamo a stabilire e mantenere confini, siamo in grado di scambiare e sappiamo cedere, essere flessibili, quando necessario. Quando siamo nella parte bambina abbiamo una serie di convinzioni, alcune delle quali sono limitanti. Una delle convinzioni più forti che la parte bambina sostiene è “io non posso da solo”. Se questa convinzione è fondata per il bambino, poiché dipende davvero dall’altro, non lo è per l’adulto. Questa potentissima convinzione dà vita al meccanismo della dipendenza emotiva. Vediamone i passaggi fondamentali. *Se non posso da solo, allora cerco una fonte esterna (sbagliata) che mi dia quello che non riesco a procurarmi da solo, ma la fonte esterna non può soddisfare il mio bisogno. *Per questo motivo sperimenterò un bisogno insoddisfatto e questo diventerà sempre più urgente: avrò la necessità sempre più impellente di risolvere e soddisfare il mio bisogno, quindi inizierò ad utilizzare la compiacenza per raggiungere il mio scopo. *Inizio a perdere di vista me stesso, inizio a dire sempre si, tradisco me stesso e confermo la convinzione che da solo non posso e non riesco a farcela. La parte bambina è disperata e cerca speranza nel fatto che sia l’altro a soddisfare i bisogni e cresce la compiacenza. *Questo significa che inizio a forzare la relazione. Ci sono diversi modi per forzare la relazione; ognuno trova un modo per poterlo fare: resistenza passiva (sto là, resisto ma non mi arrabbio), dispetti, mi raffreddo, intimidazione, rifiuto di cooperare, aggressione….sono tutte modalità di comunicazione violenta. Tutte queste modalità hanno un unico obiettivo: l’altro deve darmi ciò di cui io ho bisogno. *Ma se io forzo, l’altro scappa. *Se l’altro scappa io provo rabbia verso l’altro che non soddisfa il mio bisogno e nasce in me un desiderio di vendetta: il conflitto diventa sempre più grande e io comincio ad entrare in un meccanismo di odio-amore; ti odio perché non soddisfi i miei bisogni, ma non riesco a fare a meno della tua approvazione. *Quindi mi sento in colpa perché provo sentimenti negativi e mi sto svalutando, e sento confusione perché non so più se ho diritto all’amore, al piacere, non so se merito di ricevere ciò che desidero. *Quindi aumenta il dubbio e la confusione dentro di noi, ma più aumenta il dubbio, più sentiamo di aver bisogno di conferme esterne, che ricerchiamo nella fonte sbagliata. E questo ci toglie tanta energia e ci provoca enorme sofferenza. Che fare per uscirne? Innanzitutto occorre aprire gli occhi, accorgerci della dipendenza emotiva. Quindi renderci conto del fatto che la fonte giusta per soddisfare i nostri bisogni è dentro noi stessi. Questo non vuol dire non stare in relazione. Ma solo se ci curiamo di noi, se ci occupiamo anche delle nostre parti bambine, riusciamo ad avere relazioni adulte e sane.
da Antonio Quaglietta | Mar 3, 2022 | Podcast, struttura dell’amore (posdcast)
Amore e distruzione sono due forze potentissime che agiscono costantemente nella nostra vita. A seconda della forza che guida i nostri comportamenti noi proviamo benessere o malessere. Noi dovremmo tendere naturalmente al benessere fisico, psichico, spirituale, ovvero all’amore, alla libertà e alla coerenza. Che cosa è che però ci fa scegliere il malessere, cioè la distruzione? Qual è l’incastro principale che ci impedisce di stare bene, di essere coerenti, di amare e di esserenell’amore? L’incastro principale è il contagio emotivo: non c’è nulla di più contagioso dell’emozione. Cosa è il contagio emotivo? Contagio emotivo vuol dire che una persona arriva con una sua emozione e la butta sull’altro e l’altro inizia a risuonare provando la stessa emozione. Diventiamo in questo modo ostaggi delle nostre emozioni. Per questo non riusciamo ad amare. Si crea un clima emotivo che produce reattività e la volontà di perseguire l’amore non riusciamo ad esercitarla. Essere contagiati vuol dire non avere la capacità di schermarsi dalle vibrazioni che arrivano e non avere capacità di risposta. O meglio vedere una sola risposta possibile alla situazione che dobbiamo affrontare. Cosa vuol dire non essere contagiati invece? Vuol dire mantenere la possibilità di rispondere in quanti più modi possibile. Il contagio emotivo ci da il grado della nostra evoluzione, libertà emotiva e maturità spirituale. Cosa fare? La chiave dell’amore, del benessere è la coerenza. L’incoerenza è l’insieme delle forze dentro di noi che vanno in direzioni diverse e opposte. Coerenza invece è andare in un’unica direzione, fare in modo che le nostre forze siano direzionate. Verso l’alto, verso la spiritualità. Ma se noi vogliamo l’amore, perché scegliamo la distruzione? Il motivo principale è il giudizio interno: la voce che ci dice che non siamo abbastanza. La mente proietta il sè ideale e ci giudica. Come reagiamo al giudice interno? Noi copriamo il giudizio con una maschera e il giudizio va nell’inconscio e succede che noi cerchiamo di ottenere la coerenza con l’incoerenza, ottenendo in questo modo proprio l’ incoerenza. Cerchiamo di portare la pace con la guerra, l’apertura con la chiusura, il cambiamento con l’immobilismo, l’armonia con il conflitto. È importante comprendere che il mondo che vediamo fuori è disarmonico, conflittuale, ma quello che c’è fuori è anche dentro di noi. Che facciamo con le parti di noi che non ci piacciono? Le odiamo e non vogliamo vederle. Facciamo guerra alle nostre parti desiderando la pace. Così creiamo disarmonia e sofferenza. Che possiamo fare per arrivare all’armonia interna? Il primo passaggio è FERMATI: finchè siamo preda del caos non possiamo raggiungerla; il secondo è Capire: scrivi i problemi che hai per comprendere che ci sono dei problemi che turbano il benessere. il terzo è Prendere consapevolezza: ogni problema esterno è uno specchio di un conflitto o di un problema interno. il quarto è Comprendere: andare a guardare cosa c’è dentro di me senza giudizio, facendo l’esperienza per scioglierlo definitivamente. Cosa ti impedisce di scegliere l’amore?
da Antonio Quaglietta | Mar 3, 2022 | Podcast, struttura dell’amore (posdcast)
Cosa ci impedisce di amare veramente? Qual è la differenza tra le tre forze (eros, sesso e amore) che alimentano le nostre relazioni di coppia? Come si arriva al vero amore di coppia? Per prima cosa è necessario imparare a distinguere in maniera consapevole tra eros e innamoramento. L’ eros è la forza che ci spinge ad aprirci con l’ altro, ad interessarci all’altro e che ci fa uscire dal nostro egoismo; spinti dall’eros siamo più propensi ad abbandonare le nostre difese e a costruire una relazione di coppia; l’innamoramento invece è una fase durante la quale ci relazioniamo in coppia tendendo a vedere solo alcuni aspetti dell’altro, alcune sue caratteristiche, trascurandone altre. Con la spinta dell’eros, arriviamo poi a conoscere più approfonditamente l’altro, iniziando a vedere anche caratteristiche che non avevamo visto. Nell’ innamoramento l’eros viene scatenato da una proiezione positiva. Per poter arrivare dall’innamoramento all’amore occorre mantenere vivo l’eros. Questo però si può fare solo con una grande maturità emotiva. Eros e sesso sono degli aspetti fondamentali dell’amore. Se perdiamo l’eros, ovvero questa spinta necessaria per andare verso l’altro, allora perdiamo anche la possibilità di evolvere come coppia. Ma questo richiede un atto volontario: l’amore è infatti una spinta volontaria di apertura verso l’altro. Spesso crediamo di essere aperti all’altro e accusiamo l’altro di non essere onesto con noi; ma nella coppia restiamo ad un livello superficiale e non ci rendiamo conto di quanto alte siano le nostre difese. Aprirsi veramente all’altro, arrivare all’amore, vuol dire abbattere le difese, abbandonando pretese, lamentele e accuse nei confronti dell’altro. Spesso alziamo le difese perché abbiamo paura di soffrire e ci schermiamo pensando di evitare la sofferenza. Quando siamo nell’amore, invece, siamo consapevoli che avremo una quota di sofferenza, ma siamo disponibili ad accoglierla e ad attraversarla. Solo raggiungendo un equilibrio dinamico tra queste forze potremo sperimentare qual è il vero amore di coppia.
da Antonio Quaglietta | Mar 3, 2022 | Podcast, struttura dell’amore (posdcast)
Come possiamo riconoscere il vero amore? Quali sono gli elementi che ci permettono di capire qual è il vero amore di coppia? Nelle nostre relazioni di coppia ci sono 3 forze che ci guidano: l’ amore, l’eros e il sesso. Spesso si manifestano combinate tra loro; ancora più spesso separate le une dalle altre. Ma solo se sono in equilibrio possiamo sperimentare la loro vera forza. La maggior parte delle coppie non dura e finisce perché non ha una adeguata conoscenza di cosa sia una relazione, e soprattutto una relazione di tipo romantico, cioè una relazione di coppia basata sull’attrazione. Molto spesso tendiamo a confondere innamoramento e amore. Come possiamo comprendere questa differenza? Ci sono tre componenti, tre forze che entrano in gioco nella relazione di coppia: eros, sessualità e amore. Cosa è l’eros? L’eros è un ponte per l’amore. L’eros è una forza in genere molto forte; è attrazione. Il potere di questa forza sta nel fatto che ci smuove, ci fa andare oltre la pigrizia. Ci spinge verso l’apertura verso un’altra persona. Quando siamo innamorati non possiamo fare a meno di andare verso l’altro. Questa forza ci spinge ad andare oltre le nostre difese e ci spinge all’apertura. Quando siamo innamorati pregustiamo l’amore, assistiamo all’ abbattimento delle difese, siamo spontaneamente spinti all’altruismo, abbiamo voglia di conoscere l’altro, siamo alla ricerca dell’unità con l’altro. Così si manifesta l’eros: come una forza vitale, come energia che ci porta all’azione. L’eros, per sua natura, è improvviso e breve. Dura poco ed è una forza improvvisa. Siamo convinti che questa condizione duri per sempre. Vogliamo preservare quello stato di amore. La fine dell’eros non è qualcosa da temere, ma è qualcosa da desiderare. Perché travolti dall’eros non siamo totalmente in grado di conoscerci. Siamo in una relazione condizionata da questa forza. Cosa è invece la sessualità? La sessualità è forza ed energia creativa a tutti i livelli. Quando il sesso è staccato dall’eros, quando non c’è attrazione emotiva, diventa un atto meccanico. Senza la spinta inconscia dell’eros che ti fa scegliere l’altra persona, l’esperienza sessuale che viviamo è tutta interna. Ma staccare eros e sessualità ha un costo. Perché quando il sesso è solo un’esperienza egoistica si arriva alla strumentalizzazione dell’altro e rimane senso di vuoto e frustrazione. Il sesso senza eros ti impedisce l’amore. Cosa è invece l’amore? L’amore è un esperienza relazionale. L’amore è apertura all’altro. Quando sono nell’amore sono capace di mostrarmi, svelarmi, rivelarmi all’altro. L’amore è unione stabile con l’intero. Sono connesso all’altro con tutte le sue parti, anche con quelle parti che non mi piacciono. Connessione non vuol dire sempre piacere e non vuol dire nemmeno sempre sacrificio. L’amore non è sottomissione. È crescere insieme. Come si fa? Vuol dire scoprire man mano di più dell’altro, imparare ad essere e mostrare se stessi all’altro. Per arrivare a fare esperienza dell’amore è necessario partire dall’eros e coltivare con impegno e volontà il sentimento, lasciando andare le difese e rivelando se stesso all’altro. Il vero amore di coppia contempla e possiede tutte e tre queste forze. Ed è proprio con l’equilibrio tra queste tre forze, eros, sesso e amore, che la coppia cresce ed evolve.
da Antonio Quaglietta | Mar 3, 2022 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
Perdonare vuol dire liberare se stessi. Fare esperienza di perdono significa liberare energia dentro di noi e permettere a questa energia di circolare dentro di noi. Ma cosa è il perdono? *Il perdono non è dimenticare: perdonare non vuol dire dimenticare il male, né gli eventi, né la persona che lo ha fatto. *Il perdono non è negare: perdonare non vuol dire nascondere la gravità di quello che è successo o negare il dolore che viviamo o abbiamo vissuto. *Il perdono non è un bollino: il bollino è qualcosa che concediamo in attesa di riscuotere un premio; il perdono non è concedere il premio, perché non è un atto di bontà. *Il perdono non è altruismo: perdonare non c’entra niente con l’altruismo, perché ha a che fare con il nostro stare bene. Quindi cosa è il perdono? *Il perdono è una decisione: è la decisione di passare dal giudizio alla responsabilità. Tutto gira intorno alla partica del giudizio, una pratica che facciamo costantemente. Se non c’è una decisone, difficilmente passeremo dal giudizio alla valutazione, al discernimento. *Perdonare vuol dire lasciare andare. Perdonare è liberarsi dal veleno… *Perdonare significa comprendere: chi fa del male ignora ciò che sta facendo e ciò che sta producendo. Fa ciò che fa perché non riesce a fare altrimenti. Infatti perdonare vuol dire uscire dal giudizio e andare oltre l’ignoranza del bene che non riusciamo a fare o comunque di altre alternative. *Perdonare è un’intelligente necessità. È la mossa più intelligente che possiamo fare. Infatti non siamo buoni quando perdoniamo, ma stiamo utilizzando la nostra intelligenza. *Perdonare è un balsamo per l’anima, è un regalo che facciamo a noi stessi. Perché è perdonando che torniamo in pace. Quali sono gli ostacoli al perdono? *Attaccamento: restare attaccati alla rabbia, alla nostra storia, alle nostre idee e ai nostri pensieri; *Giudizio: non vogliamo mollare il giudizio: perdonare vuol dire andare oltre il giudizio verso noi stessi e verso l’altro *Pretesa: essere dio di se stessi, essere giudici di se stessi. Quando ci ripetiamo che “non doveva andare così” o che “non avrei dovuto fare quello o questo”… *Attesa passiva: perdonerò quando sarà il momento, quando troverò la forza di farlo, quando mi verrà spontaneo farlo… E tu, quali ostacoli puoi iniziare a rimuovere per fare esperienza del perdono?
da Antonio Quaglietta | Nov 15, 2021 | Podcast, emozioni (posdcast), relazioni (poscast), struttura dell’amore (posdcast)
E’ sicuramente capitato ad ognuno di noi di vivere un conflitto nella propria coppia. Spesso però, quando siamo in coppia, non riusciamo a gestire i conflitti che si verificano perché non abbiamo gli strumenti adatti per farlo. Accade quindi che siamo reattivi e che ripetiamo sempre gli stessi comportamenti pensando di risolvere i problemi, ma alimentiamo, in questo modo, conflitto e problemi. Innanzitutto è necessario partire dal comprendere cosa è la coppia. La coppia non è un entità ferma, ma attraversa delle fasi. Non esiste una coppia, ma esiste una coppia in una determinata fase. La prima fase è quella della seduzione: è una fase in cui proviamo a portare l’altro verso di noi, a noi interessa piacere all’altro e cerchiamo di fare in modo di piacere all’altro. La seconda fase è quella dell’ innamoramento: questa è una fase molto importante che ci permette di avvicinarci, di mostrare e conoscere il meglio di noi; è un incontro tra le diverse parti di noi. La terza fase è quella della relazione: per entrare in questa fase è necessario superare quella dell’innamoramento e occorre andare oltre l’aspetto di delusione dell’innamoramento, dell’ “e vissero tutti felici e contenti”, ci confrontiamo con la relazione, con l’altro, con le parti egoiche dell’altro e con quelle animiche. E anche noi mostriamo entrambe le nostre parti. In questa fase comincia l’impegno per passare alla fase successiva. La quarta fase è quella della stabilizzazione: questa è la fase in cui si raggiunge la stabilità e la maturità nella coppia. Il raggiungimento di questa fase richiede sforzo e impegno. Ma è l’unico modo per raggiungere l’intimità. Come si arriva alla fase della stabilizzazione? È un percorso che ha come obiettivo principale quello di raggiungere un equilibrio in 4 aree principali: *area attaccamento-distacco: trovare un equilibrio tra attaccamento e distacco, trovare la giusta distanza, restare liberi appartenendo ad un legame. *Area Novità-intimità: la coppia inizia dalla novità e va verso l’intimità; all’inizio è adrenalina pura, piano piano si raggiunge l’ intimità . *Area Emozioni-sentimenti: all’inizio è tutto emozioni, non c’è un sentimento. L’amore arriva dopo. Spesso erroneamente pensiamo che le emozioni siano il test per il funzionamento della coppia. In realtà i sentimenti sono qualcosa di più complesso rispetto alle pure importantissime emozioni. *Area Carpe diem-progettualità: è il passaggio da “viviamo alla giornata” al progetto, all’ avere un’idea di una vita insieme. Non si arriva alla stabilizzazione senza progettualità. Uscire dai conflitti di coppia vuol dire maturare una crescita personale, che richiede auto-osservazione consapevole . Nella costruzione della nostra coppia incontriamo ostacoli che possono generare il conflitto in coppia: *karma familiare *Illusioni: no sforzo…. *Egocentrismo. Possiamo però sviluppare delle risorse per liberarci: *Essere più attenti al linguaggio: quanto c’è di etichettamento nel linguaggio? Quanti giudizi esprimiamo sull’altro? *Sentire il giudizio sull’altro: con quali termini descrivi l’altro? che idea hai dell’altro? *Restare nel presente: quanto riusciamo a parlare di un fatto, senza scivolare nel giudizio? Quanto riusciamo a stare nel momento? A restare focalizzati sul fatto e non già solo sulla relazione?
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