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Così ho affrontato il perfezionismo

Ho passato tutta la mia vita a ricercare la perfezione in ogni cosa che facevo: il mio desiderio più grande era essere la figlia, la nipote, la studentessa, la ragazza più perfetta che potesse esistere… ma puntualmente facevo errori.

Inseguivo un ideale di ‘perfezione perfetta’ che non è mai esistito neanche tra gli dei dell’Olimpo e il risultato qual era? Trovarmi puntualmente di fronte alla mia umana imperfezione!

Questo mi ha portato a vivere una grandissima sofferenza, poiché non era possibile riuscire a raggiungere la perfezione a cui aspiravo e ciò mi portava a sentirmi sempre inadeguata e a non essere mai abbastanza. Mi ripetevo in continuazione: ‘non vai bene, sei sbagliata, non sei abbastanza per…’

Ogni volta che ricevevo una critica per me era una catastrofe perché mi ricordava il fatto di non poter raggiungere questo ideale e mi caricavo di una afflizione che era destinata a non finire mai proprio perché non avrei mai potuto essere la persona perfetta.

Altro motivo di grande dispiacere era dato dalla mia imperfezione estetica: sempre dalle forme abbondanti, lontanissima dai canoni di bellezza della nostra società, tenta e ritenta di dimagrire, ma nulla… nessun risultato.

Insomma, per anni mi sono ritrovata a correre, correre, correre per inseguire qualcosa che si allontanava sempre di più da me, perché impossibile da raggiungere, col risultato di sentirmi stanca, affaticata e angosciata.

Poi ad un certo punto ho cominciato a farmi una domanda che mi ha cambiato la prospettiva delle cose.

Mi sono chiesta:

• ‘ma per te è davvero così importante essere perfetta’?

la mia prima risposta è stata ‘sì’.

Ho continuato a chiedermi

‘cosa è per te la perfezione’?

e mi sono risposta: ‘è apparire sempre al meglio per gli altri!’

PER GLI ALTRI?!? Queste ultime tre parole hanno avuto su di me l’effetto di una scarica elettrica.

Io volevo essere perfetta per piacere solo ed esclusivamente al resto del mondo… ma chi era il resto del mondo? Tutte le persone che mi circondavano: dai miei genitori, ai miei amici, ai professori e via dicendo.

Ricercavo in continuazione l’approvazione di qualsiasi persona tranne che di una: me stessa!

E io dov’ero finita? Esistevo oppure ero solo una proiezione di ciò che avrebbero potuto pensare gli altri di me?

Quest’ultima domanda mi ha destabilizzato: è stato come l’interruttore che accende la luce in una stanza completamente buia e mi ha fatto vedere tutto il disordine all’interno: le mie priorità erano scaraventate qua e là e quello che era meno importante per la mia vita, tutto ciò che non faceva parte dei miei desideri e dei miei obiettivi, le ricopriva completamente.

Allora ho deciso.

Mi sono rimboccata le maniche e ho cominciato a rassettare e riorganizzare la mia ‘stanza interiore’ per avere ben chiaro quale fosse la MIA REALE perfezione.

Ho così imparato piano piano il valore e l’importanza dell’ imperfezione: ho accettato la mia umanità e il mio potere nell’essere imperfetta.

Ho compreso che non è necessario affannarsi nel fare tutto in modo ligio e lineare per essere benvoluta: chiunque incontro può volermi bene per chi sono, non per una me che non esiste.

Ho capito il valore dell’errore e mi sono concessa VOLUTAMENTE il lusso di sbagliare: solo in questo modo ho la possibilità di correggermi e migliorare giorno dopo giorno. E solo in questo modo ho capito che non c’è nulla di così catastrofico negli sbagli, perché ogni volta che mi capita di errare ho la meravigliosa possibilità di rimediare… esiste una soluzione a tutto, anche in quei casi in cui tutto sembra così difficile.

E, di conseguenza, si sono palesate quelle che sono le mie capacità. Sembra paradossale, ma più cercavo di essere perfetta e più fallivo, ora più osservo e accetto la mia imperfezione e più mi si aprono possibilità e vengono a galla le mie facoltà e la mia forza.

Le critiche non sono più ‘materiale distruttivo’, ma sono dei feedback esterni fondamentali, che mi permettono di aggiustare il tiro quando non mi rendo conto da sola di doverlo fare.

E i miei rapporti con gli altri? Beh, quelli sono decisamente migliorati, dato che non mi concentro più solo su me stessa e sui miei tentativi di apparire in un certo modo, dimenticandomi di creare una vera relazione profonda.

Spesso neanche vedevo il mio interlocutore perché avvertivo e davo voce solo al mio immenso bisogno di essere perfetta… e come potevo entrare in empatia con chi mi stava di fronte?

Invece ora sono consapevole che c’è sempre uno scambio con chiunque e so che non ci sono piani differenti: non ci sono io su un gradino più basso rispetto alle altre persone, che sono lì a giudicarmi per i miei difetti… in realtà chi mi stava giudicando prima? L’altro o io?

Chi è che pensava che non avessi valore, l’altro o io?

Chi riteneva che fossi così ‘piccola’ da dover fare i salti mortali per essere al top, l’altro o io?

Ero sempre io.

La mia vita è perfetta adesso, nella mia grandiosa imperfezione. Ora so che posso stare bene, nonostante tutto e so che posso lavorare ogni giorno per raggiungere tanti piccoli miglioramenti e questa è la mia idea di evoluzione.

E ciò mi rende felice, anche davanti alle difficoltà quotidiane.

Ecco – e ciò me lo voglio concedere – è questa la mia attuale perfezione.

“Il fatto che l’attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l’imperfezione nell’eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione.”
(Rita Levi Montalcini)

E tu, quanto ti senti meravigliosamente imperfetto?

Sorrisi!

Lucia Gerardi