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Come il corpo comunica tutto: tensione, gradimento e rifiuto (prima parte)

Riprendiamo il nostro viaggio nello sviluppo personale e CNV Comunicazione Non Verbale.

Le persone hanno la capacità di rispondere in modo automatico, innato e geneticamente codificato alle stimolazioni emotive
attraverso l’intero comportamento non verbale espresso dai quattro canali comunicativi:

  1. la prossemica (gestione attuata con il proprio corpo degli spazi comunicativi),
  2. la cinesica (gesti e movimenti di parti del corpo),
  3. la paralinguistica (suoni vocali senza significato specifico logico)
  4. la digitale (toccamenti delle mani e del corpo).

Per stimolazioni emotive s’intendono persone, argomenti, azioni, cose, pensieri, comportamenti che esercitano su di noi un effetto emozionale. Questo effetto può essere di piacere e gradimento, rifiuto e infine di tensione emotiva ancora non connotata, diciamo neutra.

Quando ci troviamo di fronte ad un pubblico e dobbiamo parlare, quando ci troviamo di fronte ad una scelta, quando raccontiamo un viaggio, quando pensiamo alla persona amata etc. il corpo comunica costantemente e in modo inequivocabile quale emozione si sta provando.

L’insieme del comportamento non verbale (gesti, movimenti del corpo, toccamenti, suoni vocali etc.), prodotti come risposta a queste stimolazioni, indicano all’istante che tipo di emozione si è prodotta, scaricata e quindi comunicata attraverso di esso.

Tutto questo avviene inconsciamente, al disotto della soglia della nostra consapevolezza. L’insieme del comportamento non verbale prodotto in reazione a persone, argomenti, azioni, cose, pensieri che esercitano su di noi un effetto emotivo rappresenta, infatti, la risposta corporea subliminale e quindi non ancora cosciente dell’emozione che diverrà consapevole se le stimolazioni perdureranno.

S. Benemeglio suddivide in tre categorie il comportamento non verbale in risposta a stimolazioni:

  1. lo scarico tensionale e cioè tutti quei comportamenti legati a stimoli che suscitano uno stato d’ansia o semplice tensione emotiva
  2. il gradimento cioè quelli che indicano una sensazione piacevole
  3. il rifiuto cioè quelli che indicano una sensazione sgradevole

Divertiamoci ora a scoprire, individuare e interpretare questi comportamenti.

Comincerò con gli scarichi tensionali, cioè quei comportamenti non verbali che ci permettono di individuare quando il corpo scarica tensione in base alle stimolazioni prodotte da pensieri, persone, discorsi, situazioni etc.

Immaginiamo ora di discutere con un amico e parlare di donne: a un certo punto, il discorso va su un nome specifico e… la voce, del nostro amico, si affievolisce pian piano fino a diventare afona e poi vediamo che deglutisce e si schiarisce la voce per poi ricominciare a parlare. Ecco! Quello cui abbiamo assistito è una variazione emotiva, un innalzamento della tensione innescata da una stimolazione; in questo caso il nome della ragazza determina un aumento di tensione interna che è immediatamente scaricata dal corpo in questo modo.

In un altro caso, immaginiamo di essere a un colloquio di lavoro e che nel momento in cui chiediamo al nostro ipotetico futuro datore di lavoro a quanto potrebbe ammontare la nostra retribuzione, questi si allontani con il busto e accavalli braccia e gambe. Anche in questo caso registriamo un aumento di tensione suscitato dall’argomento retribuzione.

Altro caso è, ad esempio, quello in cui chiediamo a una ragazza il primo appuntamento e lei, per risposta, cambia postura, sorride forzatamente e contraendo i muscoli del viso, lo congela.
Anche in questo caso registriamo un aumento di tensione in relazione alla proposta. Vorrei sottolineare che, in questi casi, non è ancora cosciente la reazione per chi la sperimenta e non è avvenuta la verbalizzazione di tali reazioni, ma conoscendola, possiamo apprezzare la risposta inconscia attraverso il corpo.

In tutti questi casi presi ad esempio quando si individua l’argomento (pensiero, persona, situazione, etc.) che genera tensione, abbiamo la possibilità di scoprire cosa c’è dietro, se insistere su quello e capire se la tensione si tramuta in gradimento o rifiuto o cambiare argomento.
Abbiamo trovato comunque un accesso al mondo emotivo dell’altro.

A  volte registriamo uno scarico tensionale anche in relazione a stimolazioni non verbali. Immaginiamo, quando alziamo la voce, o la abbassiamo, quando ci avviciniamo a una persona o ci allontaniamo (vedi le variazioni prossemiche), quando la tocchiamo, quando le diamo la mano o la guardiamo negli occhi, e tutto questo senza parlare, di poter verificare come il suo corpo reagisce, se scarica, ad esempio, tensione. Potrebbe la persona, a queste stimolazioni, reagire allontanandosi, grattandosi il naso o la fronte, potrebbe diventare rossa, deglutire, etc.

Ora passiamo in rassegna la classificazione degli scarichi tensionali proposta da S. Benemeglio e cominciamo a individuarli in noi stessi e nei nostri interlocutori.

In seconda istanza cerchiamo collegare persone, pensieri, argomenti, situazioni, etc. con gli scarichi tensionali per capire a cosa si riferiscono.

Ricordo che lo scarico non è connotato qualitativamente, indica solo che in relazione a “qualcosa” esiste un aumento di emotività che viene immediatamente dal corpo scaricato.

Rassegna degli scarichi tensionali (S. Benemeglio):

  • le variazioni nella prossemica (avvicinamento dell’interlocutore o allontanamento).
  • I pruriti o grattamenti sulla fronte, sul viso, vicino alla bocca, vicino al naso, grattamento verticale del naso, pressione sulle narici.  Grattamenti sul collo, braccio/spalla, polso.
  • Le variazioni di postura o i dondolii,
  • l’accavallamento di gambe e braccia.
  • Le contrazioni muscolari del volto,
  • la deglutizione salivare,
  • il sorriso nervoso
  • l’irrigidimento mascellare
  • la fuga dello sguardo
  • I suoni del corpo : il raschiamento della gola,
  • l’inspirazione o espirazione nasale
  • la riduzione del tono della voce.
  • Le variazioni neurofisiologiche: il rossore, il pallore, la tachicardia,
  • l’ipersudorazione, l’accapponamento della pelle,
  • la respirazione affannosa

 

Proposta:

Lavoraci su, comincia a individuare alcuni di questi segnali in te e negli altri.

Cerca di individuare a “cosa” si riferiscono (persone, comportamenti, situazioni etc.).

Scrivi sul Blog l’esperienza che hai fatto, descrivi cosa è stato facile e cosa è stato difficile.

Continua…

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