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Avere Coraggio

Avere coraggio non significa non aver paura.
Avere coraggio significa affrontare ogni giorno le nostre paure.

Noi non siamo, non possiamo essere tristi!”con queste parole Dolores Ibarruri incoraggiava la sua gente, la gente spagnola sfinita dalla dittatura franchista, a non lasciarsi vincere dalla tristezza, dallo sconforto che rammollisce le membra e aliena il pensiero.

La tristezza è un momento, quello in cui prendi coscienza che non puoi permettertela se vuoi andare avanti, se vuoi vincere la tua battaglia per la vita, o l’ingiustizia che rischia di far perdere tuo figlio, o l’iniquità di un governo, deragliato.

La tristezza può essere solo un attimo, quello delle lacrime, se ancora sei capace di piangerle o quello del raccoglimento silenzioso, anche solitario, il momento di scegliere se vale ancora, per te, vivere, nonostante tutto,  se vale la pena trovare una soluzione per quanto folle, o insensata possa sembrare.

La tristezza può essere solo l’attimo in cui, dopo esser precipitato, tocchi il fondo…e sei ancora vivo senza sapere come.

In quel momento, un attimo che può sembrare eterno, scegli se vuoi ancora provare a risalire o preferisci rimanere lì sul fondo del tuo pozzo per sempre.

Il coraggio, allora, è per me la linea, sottilissima, tra la tristezza e l’allegria ostinata, pazza, che ti spinge, urgente e irragionevole, a provarci ancora e ancora e ancora a sopravvivere alla tua vita, agli eventi, all’iniquità.
Il coraggio è in una ragazzina che fugge via, senza dir niente, per andare chissà dove a vedere un’eclissi totale di sole, che non potrà più vedere altrimenti. Folle adolescente che fu, disperata e non amata, che con quel gesto assurdo si salvò dal rischio di disintegrazione.
Il coraggio è nel figlio che rifiuta e rinnega le colpe di suo padre, staccandosi dalle radici fangose e parassite, che ne renderebbero il volo radente , anche se forse più facile.
Il coraggio è la vita spericolata di un cieco che ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno attraversa le strade trafficate della sua città per vivere una vita “normale” comunque.

O il coraggio è quello della donna che, rimasta sola con il suo bambino, trova la forza di sorridere dopo una giornata di lavoro massacrante.

O il coraggio è nell’uomo che nel successo e nella libertà della sua donna, vede il trionfo del suo amore, del loro amore contro ogni consuetudine, contro ogni chiacchiera e malignità.
Il coraggio è in chi ti lascia andare via anche quando il suo dolore è lacerante, la sua paura della solitudine dilata il tempo e rabbuia i giorni, spazza via i vecchi sogni per costringere ad inventarne di nuovi.
Il coraggio è al di fuori delle convenzioni e anche della trasgressione ribelle: è oltre i limiti che altri decidono per noi, oltre le esistenze che altri si aspettano da noi.

Il coraggio non estingue la paura, non la sostituisce!

Talvolta la dissimula, la traveste  con i toni forti dell’orgoglio, dell’azione impetuosa.
La paura è la compagna, talvolta sleale, del coraggio, che la perdona e sa capirne i tremori, riconoscerne le tentazioni, rispettarne i tempi.
Il coraggio quasi mai è eroico, avventato o temerario.
Solitamente è costante, attento, entusiasta, motivato.

Il coraggio non si perde in chiacchiere, in dichiarazioni di intenti.
Fa e basta, un passo alla volta, un giorno alla volta,facendo ancora un respiro, pensando solo a respirare ancora, ancora e ancora, fino a quando, sorridendo,  si ritrova in piedi e ricomincia ad andare piano, e poi più svelto e poi, chissà come, correndo!