Narcisismo e dipendenza nelle relazioni

Narcisismo e dipendenza nelle relazioni

Narcisismo e dipendenza nelle relazioni Cosa è il narcisismo? Cosa la dipendenza? In che modo si relazionano tra di loro? E in che modo incidono nelle relazioni? La vita è relazione ed ogni aspetto della vita è in relazione, ossia in connessione e comunicazione con altri aspetti ed elementi. Tant’è che è impossibile non comunicare. Basta pensare al corpo: noi viviamo perché c’è relazione: comunicazione tra cellule, comunicazione all’interno delle cellule, comunicazione tra gli organi e tutta la vita è movimento e comunicazione. Quindi, possiamo affermare che siamo in uno scambio continuo. Possiamo, però, scegliere che tipo di scambio avere. Se abbiamo uno scambio di tipo narcisistico, ovvero legato al narcisismo, con i tutti i suoi meccanismi e comportamenti specifici, daremo luogo ad una relazione basata sul potere-dominio. Nella relazione di questo tipo, uno sta in una posizione UP, una posizione di forza, l’altro in una posizione DOWN, di sudditanza. Sostanzialmente la posizione del narcisismo è una posizione di potere: il narcisista si rapporta all’altro solo per prendere energia, per il proprio tornaconto e mai in maniera disinteressata. In questo modo si incastra in un paradosso: stabilisce questo tipo di relazioni, vorrebbe sviluppare il proprio io, ma non è in una reale situazione di scambio. quindi, non cresce interiormente. E’ proprio questo il paradosso del narcisismo. La relazione che ci fa crescere, invece, è una relazione adulto-adulto, ovvero una relazione in cui c’è la parte adulta, che comunica per ascoltare e non per avere ragione. Per il narcisista tutto è strumentale al potere personale. Ma non avendo relazioni di scambio, in realtà, il suo io non cresce mai. Infatti, il narcisista è un eterno insoddisfatto, che cerca di cambiare l’esterno (amici, coppia…) e lega la sua felicità all’avere di più. Ma in questo modo non si toglie la possibilità di crescere veramente. Cosa possiamo fare? Innanzitutto partire dalla relazione con noi stessi e prendere consapevolezza del fatto che tutti noi abbiamo una parte narcisista. La vediamo negli altri, ma abbiamo difficoltà a vederla in noi. se invece vediamo le nostre difese e impariamo ad illuminarle, possiamo poi toglierle. E renderci conto quanto isolamento e sofferenza hanno causato. Quanto siamo disposti a mostrare le nostre fragilità? Le nostre paure? Le nostre emozioni in generale? Siamo disposti ad andare oltre il nostro narcisismo? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Spegni la sofferenza: comprendi per perdonare

Spegni la sofferenza: comprendi per perdonare

Spegni la sofferenza: comprendi per perdonare Come si può spegnere la sofferenza? Come possiamo riuscire a perdonare? Spesso non sappiamo spegnere la nostra sofferenza perché non riusciamo a comprendere il male ricevuto e i comportamenti altrui. A volte capiamo solo che dovremmo perdonare ma non riusciamo a farlo. E magari accusiamo gli altri, perchè noi non ci riusciamo. Ma accusare gli altri significa rinnovare la nostra sofferenza. Comprendere e perdonare non sono azioni altruistiche per favorire l’altro ma azioni necessarie per liberare noi. Imparare a perdonare significa spegnere davvero la nostra sofferenza. Non si tratta di giustificare o dimenticare la sofferenza o il dolore ricevuto, ma di comprenderlo. Comprendere che finche ci fissiamo nella storia del ‘dovrebbe’ non riusciamo ad essere felice. Quindi, possiamo fare una scelta: voglio continuare a dare la colpa alla vita? o voglio iniziare a vivere pienamente? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Relazioni: cosa rende una relazione nutriente o velenosa?

Relazioni: cosa rende una relazione nutriente o velenosa?

Relazioni: cosa rende una relazione nutriente o velenosa? Che cos’è una relazione? Per poter comprendere il senso ed il significato delle relazioni, bisogna partire da cosa relazione significa per ognuno di noi. Infatti ognuno attribuisce un significato diverso al termine relazione. Se per relazione io intendo conflitto e se chi mi sta di fronte intende comunione, non solo sarà difficile essere in relazione, ma anche semplicemente parlarsi. Relazione, in generale, vuol dire essere connessi, tant’è vero che tutto è in relazione, perché in qualche modo, a qualche livello siamo tutti connessi. Nella nostra vita, sperimentiamo sia ottime relazioni che pessime relazioni. Per iniziare a costruire delle relazioni armoniche, vere e sane, occorre partire dalla relazione fondamentale con noi stessi. Che vuol dire avere una relazione con se stessi? Se io sono uno, con chi devo essere in relazione? In realtà, noi siamo fatti da parti, che sono in relazione tra di loro. Al nostro interno possiamo riconoscere tre macro-sistemi che possiamo definire sè superiore, sè inferiore e maschera. Questi sistemi sono fatti da ulteriori parti e sono in relazione tra loro. Quando entriamo in relazione con gli altri, entrano in gioco una serie di meccanismi, che determinano il tipo di relazione che noi instauriamo con l’altro. E queste relazioni possono essere nutrienti o possono essere velenose. Tutti, in realtà, sperimentiamo entrambe i tipi di relazione. E tu, che tipo di relazioni coltivi? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Oltre la sofferenza: problema e soluzioni

Oltre la sofferenza: problema e soluzioni

Oltre la sofferenza: problema e soluzioni La sofferenza è una spia che si accende che ci indica che c’è un problema. La sofferenza, però, è una spia aspecifica, è un indicatore che c’è qualcosa da modificare, perché il sistema non è in equilibrio. In che modo la sofferenza è legata al problema? E come possiamo trovare delle soluzioni al nostro problema, andando oltre la sofferenza? Innanzitutto, per poter definire il problema in modo concreto e preciso, va distinta la sofferenza necessaria da quella inutile e avere così un primo indicatore. La vita cambia e bisogna adattarsi. questo adattamento ci richiede uno sforzo e noi andiamo in stress. La sofferenza necessaria ci fa crescere, ci fa diventare intelligenti; nella ricerca di soluzioni al problema, impariamo qualcosa in modo naturale. Affrontando i problemi, quindi, cresciamo, impariamo, che vuol dire che evolviamo. La sofferenza, infatti, è strumentale all’evoluzione. Quando alla sofferenza necessaria sovrapponiamo l’attività della mente, i giudizi, i non è giusto, ci lamentiamo, andiamo in stress e tutto ciò ci impedisce di crescere. La sofferenza, quindi, è la spia che indica un PROBLEMA. il problema è una perturbazione di un sistema che non gli permette di essere nell’equilibrio migliore. Tuttavia, se c’è un problema, ci sono delle soluzioni. Noi spesso pensiamo che le soluzioni siano riportare il sistema all’equilibrio (soluzione riparativa: si aggiusta qualcosa). Però c’è una regola nella vita: non è possibile tornare indietro. Bisogna trovare un nuovo equilibrio. La soluzione è un nuovo equilibrio: la vita ci chiede di modificare qualcosa per cercare un nuovo equilibrio funzionale. Soluzione vuole dire modificare, vuol dire cambiamento. Ci sono però degli impedimenti. Spesso ci fermiamo alla sofferenza, senza riuscire ad andare oltre la sofferenza stessa: ci lamentiamo e ci crogioliamo, senza nemmeno riuscire ad individuare il problema. Quando, invece, riusciamo ad individuare il problema possiamo incappare in un altro impedimento: neghiamo il problema. non agendo quando dovremmo agire. Oppure, ci può capitare di agire quando non dovremmo agire. Questo genera un conflitto: seguiamo i nostri bisogni, l’altro non lo vediamo proprio. Un altro impedimento è il riflettere costantemente sul problema: iniziamo a pensare sul problema, a cercare le cause, a voler capire come funziona, capire i perché. Però, per riuscire a superare la sofferenza, è necessario capire che il comportamento umano non ha solo una causa. La convinzione che se trovi la causa trovi la soluzione è di tipo psicanalitico, ma è una concezione culturale, che ha grossi limiti e non ha riscontri nella realtà. cercare le cause nel passato, non risolve, non da’ indicazioni su come risolvere i problemi.se non modifichiamo qualcosa nel presente, non serve pensare al passato. Per andare oltre la sofferenza, quindi, e trovare soluzioni al problema, occorre innanzitutto definire il problema, quindi non cercare le cause nel passato, ma vedere come le variabili in modo sistemico si influenzano tra di loro. E che spesso, modificando una variabile, si modifica l’intero sistema e si arriva alla soluzione del problema e, quindi, al superamento della sofferenza.
Come conoscere se stessi?

Come conoscere se stessi?

Come conoscere se stessi? Come prendere consapevolezza di se? In questa diretta Antonio Quaglietta mostra i principali passaggi e le risorse necessarie per costruire la nostra personalità adulta. Conoscere se stessi, significa costruire una maggiore consapevolezza di se che ci porti dalla paura infantile alla fiducia. Imparando a conoscerci sempre più a fondo, vediamo che la personalità adulta è quella che sa affrontare l’ambiente con le sue difficoltà, regge la frustrazione e ne fa una risorsa per affinare le proprie capacità. Chi si conosce e d è consapevole di sé affronta la solitudine e la sofferenze che ne consegue. L’adulto ha fiducia in se. La nostra parte adulta accresce la fiducia in se proprio grazie alla consapevolezza di se e delle proprie risorse ed esce così dallo stato infantile di dipendenza. Il passaggio dallo stato bambino a quello adulto è un passaggio necessario per non rimanere ingabbiati nelle nostre paure, ansie e scarsa fiducia in noi stessi. È il passaggio che ci permette di guardaci, accettarci, conoscerci sempre meglio e prendere la consapevolezza matura di se stessi. Spesso le relazioni si complicano e le relazioni vanno in crisi perché non riusciamo a vedere le nostre reazioni bambine e i nostri bisogni infantili. I bisogni infantili nella coppia come in ogni nostra relazione, se non resi consapevoli possono davvero rovinarla. Il passaggio finale è quello di diventare genitori, genitori di se stessi, cioè persone in grado di occuparsi delle proprie parti piccole e doloranti. La massima consapevolezza di se stessi, la conoscenza approfondita di se si ha proprio nella relazione di amore. Quando diventiamo donativi e in grado di occuparci di un altro abbiamo la piena consapevolezza di noi, solo nell’amore impariamo a conoscerci davvero. Consapevolezza di se stessi e conoscenza di se sono un viaggio, non una meta.
Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire Come ti relazioni agli altri? Ti affidi al tuo sentire? La fiducia è un elemento delle tue relazioni? Fidati del tuo sentire ed affidati ad esso! Nelle relazioni è necessario imparare a stare attenti a chiedere e a non pretendere che l’altro faccia ciò che noi vogliamo. E a parlare di noi. Il primo passo è l’ascolto. sull’ascolto su può costruire una relazione di fiducia. Se dico: ‘è scontato che se io penso che tu debba lasciare il cellulare vuol dire che io penso che tu debba farlo’ devo fare attenzione, perché questa è una pretesa sul comportamento altrui. Invece dire: ‘io mi sento abbandonata mente tu passi molto tempo al cellulare, che ne diresti di lasciarlo e stare un po’ insieme?’ è una frase e una modalità completamente diversa. Parlare di noi significa, innanzitutto, ascoltarci. Se io mi ascolto, riesco a comprendere quali sono i miei bisogni e, quindi, posso comunicarli all’altro, in modo chiaro e senza pretese. Certamente c’è il rischio di un rifiuto, di una delusione delle nostre richieste ed aspettative. Ma vale comunque la pena fare il tentativo di aprirci alla fiducia e iniziare a fidarci e affidarci al nostro sentire. Ne avremo in contraccambio, innanzitutto, l’acquisizione della capacità di apertura. E potremo piacevolmente scoprire che, molto spesso, la fiducia è ricambiata con la fiducia e quindi si creano legami più intimi e profondi. E tu, quanto sei aperto alla fiducia? Fammi sapere nei commenti, Antonio