Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire

Fiducia: fidati e affidati al tuo sentire Come ti relazioni agli altri? Ti affidi al tuo sentire? La fiducia è un elemento delle tue relazioni? Fidati del tuo sentire ed affidati ad esso! Nelle relazioni è necessario imparare a stare attenti a chiedere e a non pretendere che l’altro faccia ciò che noi vogliamo. E a parlare di noi. Il primo passo è l’ascolto. sull’ascolto su può costruire una relazione di fiducia. Se dico: ‘è scontato che se io penso che tu debba lasciare il cellulare vuol dire che io penso che tu debba farlo’ devo fare attenzione, perché questa è una pretesa sul comportamento altrui. Invece dire: ‘io mi sento abbandonata mente tu passi molto tempo al cellulare, che ne diresti di lasciarlo e stare un po’ insieme?’ è una frase e una modalità completamente diversa. Parlare di noi significa, innanzitutto, ascoltarci. Se io mi ascolto, riesco a comprendere quali sono i miei bisogni e, quindi, posso comunicarli all’altro, in modo chiaro e senza pretese. Certamente c’è il rischio di un rifiuto, di una delusione delle nostre richieste ed aspettative. Ma vale comunque la pena fare il tentativo di aprirci alla fiducia e iniziare a fidarci e affidarci al nostro sentire. Ne avremo in contraccambio, innanzitutto, l’acquisizione della capacità di apertura. E potremo piacevolmente scoprire che, molto spesso, la fiducia è ricambiata con la fiducia e quindi si creano legami più intimi e profondi. E tu, quanto sei aperto alla fiducia? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Vuoi avere ragione o vuoi essere felice?

Vuoi avere ragione o vuoi essere felice?

Vuoi avere ragione o vuoi essere felice? Tu non mi capisci! Tu non mi stai accettando! Tu non mi comprendi! Quante volte ci capita di utilizzare questo linguaggio nei nostri conflitti? Spostiamo sull’altro la responsabilità del conflitto, difendendo le nostre ragioni ad ogni costo. Ma vogliamo avere ragione o essere felici? Quando ci relazioniamo agli altri, soprattutto nei conflitti, tendiamo a voler avere ragione e ad imporre all’altro la nostra visione delle situazioni. Ogni accusa che rivolgiamo all’altro, però, possiamo allo stesso modo rivolgerla a noi stessi. E’ sempre di noi che si parla! Utilizzando le domande sul rigiro del lavoro di Byron Katie possiamo arrivare a comprendere che quando vogliamo difendere le nostre ragioni, quando vogliamo esercitare potere e controllo sull’altro, accusandolo, stiamo in realtà definendo noi stessi.. Crediamo di avere ragione, senza ascoltare realmente le ragioni dell’altro, e lo accusiamo di avere certi atteggiamenti negativi che sono gli stessi che abbiamo noi e che non vediamo. Questo modo di fare va a discapito della nostra felicità. Questo ci rende davvero felici? Questo modo di comportarci ci aiuta a sviluppare realmente la nostra felicità? E’ davvero importante avere torto o avere ragione? E tu, vuoi avere ragione o essere felice? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Ascoltare non è sentire!

Ascoltare non è sentire!

Ascoltare non è sentire! Cosa significa ascoltare? Cosa, invece, sentire? Cosa è l’ascolto? Qual è la differenza tra ascoltare e sentire? Qual è il modo migliore per ascoltare? Quali sono le difficoltà di ascolto? Ascoltare gli altri vuol dire stare in maniera profonda con un’altra persona. Spesso incontriamo notevoli difficoltà di ascolto, perché la mente ha difficoltà a restare attenta. Quindi il meccanismo che la mente mette in atto si concretizza in due possibilità: o la mente aggancia i significati delle parole e ci riporta alla nostra esperienza personale, quindi non ascolta, si limita a sentire quello che ci viene raccontato; oppure, altre volte, succede che partiamo per un viaggio interno: cioè, non interrompiamo l’altro, sembra che siamo in ascolto ma in realtà si attiva il nostro dialogo interno, che ci distoglie e allontana dalla persona che abbiamo di fronte e ci sta parlando. Questo non ci permette di ascoltare gli altri veramente, né di restare in ascolto di se stessi. Ascoltare non è sentire! La difficoltà di ascolto si manifesta come distrazione di una mente non focalizzata, che procede per link: si aprono tante finestre che non c’entrano nulla con quello che la persona che stiamo ‘ascoltando’ sta dicendo. Quando accade ciò, sentiamo qualcosa e lo agganciamo ai nostri vissuti e significati e, nel dialogo interno, ci distraiamo e, magari, iniziamo a giudicarci perché ci siamo distratti: questo è il gioco dell’ego! Per tornare all’ascolto, è necessario renderci consapevoli di questo meccanismo e, respirando, tornare all’ascolto, imparando a gestire la nostra attenzione e a dirigerla in modo consapevole. Imparare a gestire l’attenzione non significa che non ci distraiamo mai, ma che possiamo tornare all’ascolto. Quando impariamo a padroneggiare l’attenzione, sappiamo dirigerla davvero. E tu, ascolti o senti? Fammi sapere nei commenti, Antonio
Perché non ti ami?

Perché non ti ami?

Amare se stessi, ok, ma come amare se stessi è il quesito più importante. Amore di se stessi. Perché non ci amiamo? Ama te stesso sembra un imperativo per accrescere il benessere psicologico. La domanda è come iniziare ad amare se stessi? Certamente volersi bene e coltivare l’amore di se stessi è possibile solo nella libertà. La libertà, però, non è scegliere tra sì e no, giusto e sbagliato, vero e falso, che è quello che ci insegnano, quando sei di fronte a un bivio sei già un uomo macchina. In questo video, Antonio Quaglietta, psicologo relazionale, mostra come l’amore di se stessi è una conquista che passa attraverso la consapevolezza di se. Uno degli ambiti in cui prendere consapevolezza di se e verificare quanto siamo in grado di amare noi stessi sono le scelte, piccole e grandi che facciamo. Esistono tre tipi di uomini: gli uomini schiavi, (…) ognuno di noi quando è nella reattività è un uomo schiavo, cioè non riesci a non fare una cosa; (…) poi esistono gli uomini macchina, quelli che in una situazione possono scegliere in maniera dicotomica tra sì e no; (…) poi esistono gli uomini liberi, che sono quelli che di fronte a ogni situazione hanno sempre almeno tre possibilità. Gli uomini liberi sono quelli che hanno consapevolezza di se stessi e sono in grado avere amore di se stessi. Noi contribuiamo alla felicità degli altri essendo felici. Solo l’amore di se stessi permette di amare gli altri. Ci hanno insegnato qualcosa che non è vera: (…) non è soffrendo per la sofferenza degli altri e moltiplicando la sofferenza che noi aiutiamo gli altri, è dando un esempio di luce che noi dissipiamo le tenebre in chi sta vicino a noi. E la luce arriva solo dalla consapevolezza di se stessi e ancor di più dall’amore di se stessi. Volersi bene è dunque importante per noi e per gli altri. Se persino, Dio, il Tutto deve rispettare la tua libertà, ma perché io non devo rispettare la tua come altro essere? Lo scopo di ogni essere umano è stare bene, amarsi ed essere felice! (…) avere consapevolezza di sé, avere amore di se stessi è la precondizione: Io posso stare bene ed essere felice includendo gli altri! Se non sei performante, se non fai bene le cose, che sei nata a fare? Questa è la convinzione base che guida tutta la nostra società? In queste convinzioni non c’è amore di se stessi né consapevolezza di sé. (…) Ci raccontano che se siamo performanti, se facciamo tutto bene, se siamo di successo, se siamo ammirati dagli altri staremo bene, poi che senti dentro? Non ti basta mai, non senti comunque e pensi che non è abbastanza e continui a correre, ma corri in una ruota! Poi capita che (…) guardi il mare (…) e senti un benessere che non hai provato negli ultimi sei mesi. Perché è nell’amore di se stessi che dimora il benessere psicologico e la felicità. Volersi bene significa proprio sapere stare con se stessi senza giudizio. Se un essere umano è ridotto a ‘se non produco mi butto via’ , cioè non valgo, non esisto, non sono degno di amore è solo perché ci hanno condizionato a questo. Imparare ad avere amore di se stessi , volersi bene, prendere consapevolezza di se stessi e liberamente scegliere è la vera sfida.