Episodio 227 – Stress e felicità

Episodio 227 – Stress e felicità

Che relazione hai con lo stress? Come affronti lo stress? Troppo spesso la parola stress viene sminuita ed usata impropriamente. Lo stress può essere definito come una risposta aspecifica a qualsiasi sollecitazione ambientale. Noi siamo continuamente sollecitati da fattori ambientali ad un adattamento. Nella gestione dello stress possiamo individuare tre fasi attraverso cui ci adattiamo alle sollecitazioni dell’ambiente: la prima fase è la fase di allarme, la seconda è la fase di resistenza (durante la quale impiego tutte le mie energie per affrontare questa sfida ambientale) e la terza è la fase di esaurimento (necessaria per riprendere le forze e riequilibrare il sistema). Noi spesso viviamo uno stress cronico: portiamo il nostro sistema mente-corpo a stare sempre all’erta. Lo stress è un nostro meccanismo di difesa: quando ci troviamo a dover fronteggiare una minaccia esterna, è necessario mettere tutte le nostre energie su quel fronte e quindi dobbiamo disattivare le nostre difese interne; ma se io sono costantemente sotto stress perché immagino di dover affrontare un pericolo, allora causerò danni a me stesso e danneggerò anche il mio benessere. Lo stress infatti genera uno stato di paura continuo, che determina una vita costantemente in chiusura: mi proteggo e mi chiudo, ma se mi chiudo ogni giorno con tutto il sistema allertato, in questo modo la crescita, l’apertura sono impossibili. Ed è per questo che lo stress è il portone per l’infelicità e il malessere. Spesso cerchiamo di superare lo stress attraverso l’evasione, cerchiamo di allentare la tensione generata dallo stress con l’evasione, ma ciò ci può portare alle dipendenze, poiché pensiamo di compensare ma accresciamo solo il nostro malessere. Cosa possiamo fare allora per iniziare a gestire lo stress? Lo stress cronico è uno stress psicologico, quindi possiamo gestirlo poiché deriva dai significati che noi diamo alle relazioni e alle situazioni. Come iniziare a gestire lo stress? Fermandoci e chiedendoci cosa ci rende tesi o preoccupati, quali pensieri accompagnano le nostre tensioni.  
Episodio 226 – Credere per provare

Episodio 226 – Credere per provare

Cosa cambia concretamente nella nostra vita quando siamo disposti a credere? Cosa vuol dire credere? Che significa avere fede, fiducia e capacità di affidamento? Credere non vuol dire per forza avere una fede religiosa. Ha un significato più ampio e profondo. Credere è una parola che racchiude dentro di sé un mondo. Possiamo utilizzare questo termine con diversi significati e a diversi livelli. Ci sono le cose in cui crediamo, i contenuti della fede; c’è, poi, la fede che è il credere in Dio, che non riguarda più solo i contenuti della fede, ma la relazione di fiducia, riguarda quel sentirsi amati, il sentire che non siamo soli, che c’è qualcuno al di sopra di noi, o al nostro fianco, o dentro di noi che fa parte della nostra vita; poi c’è un credere ancora più aperto, che può essere considerato il guardare verso il futuro, cioè il credere per provare, che è un credere in qualcosa che ancora non è alla nostra portata, che è ciò che ci permette di fare un’esperienza, grazie alla capacità di proiettarci in qualche cosa in cui crediamo o che crediamo si possa realizzare, alla capacità di immaginare un futuro per avere qualcosa verso cui tendere, con una motivazione che ci spinge e ci trascina verso il raggiungimento di ciò che desideriamo. La fiducia, la fede, la capacità di credere in questo senso aumenta la speranza e il benessere. Per stare bene, il primo passo fondamentale, è l’accettazione di se stessi. Imparare a stare bene con se stessi. Anche questo implica fede, perché molto spesso siamo stati delusi da noi stessi, da ciò che abbiamo patito, dal modo in cui abbiamo reagito, delusi dai nostri difetti, vizi e recuperare la fede, credere che noi siamo fondamentalmente vita, vita che vuole fiorire, che vuole essere espressa, ci consente di esprimere quello che noi siamo. E quando esprimiamo noi stessi riusciamo a dare il nostro contributo positivo e questo ci da energia e motivazione. Si tratta di trovare il senso, il significato che diamo a ciò che viviamo. Se non accettiamo noi stessi, se ci giudichiamo, tenderemo a proiettare il giudizio sugli altri. Quando impariamo a non avere giudizio verso noi stessi, iniziamo ad avere relazioni appaganti. Questo può essere fatto attraverso l’unità di corpo, mente e spirito. Ed è proprio grazie ad un atto di fede, di fiducia che ci si può aprire all’ esperienza.
Episodio 225 – Le persone della nostra vita

Episodio 225 – Le persone della nostra vita

Quante volte ti è capitato di chiederti: che ruolo ha, o ha avuto, questa persona nella mia vita? Ognuno di noi attribuisce dei significati specifici alle proprie relazioni, investe di particolari compiti le persone più significative che incontra sul proprio cammino di vita e si relaziona ad esse secondo questi significati e compiti. Della nostra vita fanno parte tante persone, ma molto spesso, non sappiamo come orientarci tra i ruoli che affidiamo loro. Spesso non abbiamo una mappatura di questi ruoli. Tra tutti i ruoli, per me, quattro sono particolarmente significativi: l’insegnante, il mentore, il maestro e i compagni di viaggio. L’ insegnante è colui che può trasferirci delle informazioni, ha delle conoscenze, delle nozioni e le passa all’altro. Avere queste persone nella nostra vita è fondamentale. Il ruolo diventa distorto se l’insegnante diventa colui che ne sa di più e quindi vuole mettersi in una posizione di potere/dominio sull’altro. Il mentore è colui che ha una relazione con te, una relazione profonda; può essere rappresentato o da qualcuno che ti conosce bene e che quindi contribuisce alla tua evoluzione, oppure da una persona che non per forza è presente nella tua vita, di cui ammiri le qualità, per cui vorresti farle tue. Il mentore incarna ciò che tu ancora senti di non aver raggiunto; è una persona che ti ispira, ti fa vedere oltre i tuoi limitati confini. Chi è il maestro? Il maestro è colui che fa esperienza e, acquisendo la conoscenza che non è più teorica, astratta, cognitiva, ma è incarnata, te la trasferisce, dandoti sempre la libertà; un maestro vero ha a cuore la tua libertà e ama il confronto e il dialogo e la conoscenza. Ama fare esperienze. Si confronta con il proprio ego, per conoscersi meglio ed evolvere. I compagni di viaggio: questa categoria è una delle più importanti. I compagni di viaggio sono quelli che non vogliono insegnarti la vita, non si danno il ruolo di mentori, sono coloro che sono consapevoli di fare un viaggio insieme a te e sanno mantenere questo tipo di relazione. Una relazione sempre dinamica in cui nessuno cerca il potere sull’altro. Sono relazioni di sostegno, condivisione, di compagnia attiva nel cammino. il compagno di viaggio è l’Amico. È lo stare con… Nella relazione con queste persone è fondamentale comprendere qual è il livello della nostra responsabilità. Per le prime tre figure tendiamo a dare la responsabilità all’altro; si tratta di responsabilità esterna. La nostra richiesta, più o meno esplicita, è ‘risolvi tu la mia vita’; in questo modo stiamo rinunciando alla nostra libertà, al nostro viaggio, al nostro libero arbitrio. Questo genera in noi sfiducia e il risultato sarà la debolezza e la mancanza di energia. La responsabilità interna, invece, è la responsabilità della parte adulta. Ho fiducia in me e negli altri, costruisco la mia forza personale, accresco il mio potere personale, inteso come possibilità. In ogni relazione noi svolgiamo un ruolo in maniera attiva, che ne siamo consapevoli o meno.
Episodio 224 – Ricominciare: cosa fare?

Episodio 224 – Ricominciare: cosa fare?

Ricominciare è un processo complesso, formato da molti elementi. Se impariamo a conoscere la complessità del sistema, diventa semplice capire e iniziare a fare il necessario per ricominciare. Quali sono i passi per ricominciare? 1) Fare: finchè non agiamo, siamo nel pensare, nel mondo della mente che ci inganna, nel valutare per decidere, per capire se ne vale la pena o meno. Ricorda: l’azione fuga i dubbi che la mente crea! 2) Unificare: unire pensiero, emozioni, azioni, intenti, obiettivi e obiettivi. Come facciamo ad unificare? Focalizzando il nostro perché. Chiediti: qual è il mio perché? Se conosco il perché faccio le cose, allora inizio a farle. I perché razionali spesso sono lontani dalla vera spinta per cui facciamo le cose. Spesso noi non lo sappiamo. 3) Tempificare: molti dei nostri progetti restano astratti perché procrastiniamo. Dobbiamo darci una scadenza in cui prevediamo di iniziare e raggiungere i nostri obiettivi. 4) Ricordare gli apprendimenti del passato. Tendiamo a ripetere gli stessi errori, ci rimettiamo nelle stesse situazioni, facendo le stesse cose sperando che producano risultati diversi. Ricordare il passato e apprendere ci consente realmente di ricominciare. Escludendo le cose già fatte. Se vogliamo ottenere qualcosa di nuovo, dobbiamo inserire qualcosa che non abbiamo fatto finora. 5) Organizzare: se abbiamo tante cose che vogliamo fare, e non siamo organizzati, non riusciamo a farle. Organizzare significa strutturare il nostro fare in modo che porti una novità nella nostra vita senza sconvolgerla. 6) Rinunciare: finchè non sei disposto a rinunciare a qualcosa non potrai ottenere qualcos’altro; è la base della scelta. Rinunciare a cosa? Per prima cosa alle abitudini; vuol dire iniziare a fare qualcosa di nuovo; rinunciare all’idea che abbiamo di noi. Dobbiamo metterci in gioco. Quanto sei disposto a scoprire cose nuove di te stesso?